Le ultime due campagne dei cetrioli hanno presentato un inevitabile aumento dei prezzi, soprattutto per le produzioni provenienti dal nord Italia e, in generale, dal nord Europa, areali in cui i costi del riscaldamento delle serre hanno inciso fortemente sulle quotazioni di questo tipo di prodotto, nonostante siano, comunque, rimasti contenuti rispetto all’annata precedente.
Durante i mesi primaverili del 2023 vi sono state, invece, difficoltà dovute alle situazioni alluvionali e di maltempo che hanno colpito il territorio nazionale. Sono iniziati a fine maggio, coi primi caldi, i ribassi che hanno riportato le quotazioni dei cetrioli dentro una fascia normale per il periodo, senza arrivare ai picchi di quasi 2,50 euro/kg raggiunti durante l’inverno 2021/2022. Le produzioni sono state comunque piuttosto alte, sopra alla media, grazie al caldo dell’autunno 2022 che ha favorito lo sviluppo e l’allegagione delle piante.
Per quanto riguarda l’estate 2023, si sono riscontrate quotazioni normali per il periodo: vi sono stati, naturalmente, problemi di qualità e conservabilità dati dal grande caldo, ma bilanciati dalle maggiori quantità prodotte su tutto il territorio nazionale e dalle coltivazioni a pieno campo.
Come si evince dal secondo grafico, la forma in cui vengono prevalentemente commercializzati i cetrioli di produzione nazionale è la cassetta a più strati; in alcuni periodi, soprattutto durante l’estate, è possibile trovare nei mercati anche il monostrato, più richiesto dai piccoli acquirenti.
Le produzioni
Le produzioni di cetrioli, sia in pieno campo sia in coltura protetta, sono rimaste abbastanza costanti durante l’ultimo decennio: non vi sono, infatti, particolari picchi di domanda o necessità per questo tipo di prodotto.
Per le coltivazioni in pieno campo, le maggiori produzioni vengono riscontrate in Puglia, dove sono reperibili anche i cetrioli caroselli, produzione tipicamente regionale.
Per quanto riguarda la coltivazione in serra, invece, troviamo al primo posto il Veneto, da cui arrivano annualmente grosse produzioni di cultivar primaverili.
Nel 2023 la produzione nazionale, per cui non esiste ancora il dato ufficiale raccolto dall’Istat, sembra essere maggiore rispetto al 2022 grazie alle superfici maggiori investite nella coltura per bilanciare i problemi climatici riscontrati negli ultimi anni durante le diverse stagioni.
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Questo articolo è uscito sul numero 10/2023 di Colture Protette, a pagina 2. Leggi questo numero | Abbonati