Indagare su diffusione, biologia e possibilità di lotta all’aleurodide spinoso degli agrumi (Aleurocanthus spiniferus) è stata la finalità di un seminario organizzato dall’Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori) e dall’Aipp (Associazione italiana per la protezione delle piante) nell’ambito della sessione 2024 del progetto divulgativo “Growing in ANVE”. Questo progetto è nato con l’obiettivo di fornire informazioni utili agli operatori del settore florovivaistico per supportarli nella quotidianità del loro lavoro. Infatti il progetto, composto da cinque seminari online focalizzati su organismi nocivi da quarantena delle piante ornamentali, è stato proposto con lo slogan “Potenziare la conoscenza per il settore florovivaistico”.
Aleurocanthus spiniferus e agrumicoltura ornamentale
Numerosi sono gli insetti infestanti degli agrumi introdotti in Italia dopo il 1970, ha affermato Giuseppe Eros Massimino Cocuzza, docente del Dipartimento di agricoltura, alimentazione e ambiente dell'Università di Catania.
«Ben il 75% di tali specie infestanti è rappresentato da insetti emitteri, cioè aleurodidi (31%) e cocciniglie (44%). L’aleurodide spinoso degli agrumi è uno dei tanti di questa lunga lista. Esso è un piccolo insetto lungo meno di due millimetri, originario dell'Asia sud-orientale. Data la sua rusticità si è diffuso anche nell'Asia sub-tropicale, in Australia, Africa, America centro-meridionale e, da poco più di un decennio, attraverso l’Italia, anche in Europa, dovunque sia presente l’agrumicoltura ornamentale. In Italia, precisamente nel Salento, è stato segnalato nel 2008. In seguito in tutte le regioni italiane, tranne, finora, in Piemonte, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia, sempre in giardini che ospitano agrumi ornamentali. Dopo è stato riscontrato anche in Albania, Montenegro, Grecia e Macedonia, in Francia e in altri paesi europei. Negli ultimi tempi anche in Olanda, Belgio e Repubblica Ceca, su piante provenienti tutte da vivai italiani».
Ritrovato su limone e calamondino
In Italia la diffusione dell’Aleurocanthus spiniferus è avvenuta a macchia di leopardo.
«Esso è stato rilevato su piante di agrumi ornamentali, come limone (Citrus lemon), calamondino (Citrofortunella microcarpa) e così via e, spesso, soprattutto nei centri urbani. Negli agrumeti commerciali di Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia è presente, ma la sua dannosità è generalmente limitata, tranne che nell’area agrumicola del Calatino (su 200-300 ettari fra Caltagirone, Grammichele, Mineo e Granieri, in provincia di Catania), l’unica a essere gravemente infestata in Sicilia e in Italia».
Danni da melata e fumaggine
L’aleurodide spinoso degli agrumi è molto polifago, infatti finora è stato registrato nel mondo su 102 specie vegetali appartenenti a 41 diverse famiglie botaniche. Alcune di tali specie sono molto comuni in città e nei vivai.
«L’insetto invade tutta la vegetazione più giovane delle piante, produce una notevolissima quantità di melata, sulla quale si sviluppa un fungo saprofita che copre l’intera vegetazione. La fumaggine costituita da tale fungo danneggia esclusivamente la produzione. I frutti imbrattati sono fortemente deprezzati e possono subire un abbassamento qualitativo. Le piante adulte in pieno campo non sembrano risentire della presenza della melata e della fumaggine, mantenendo una produzione abbastanza costante, anche perché la patina formata dalla fumaggine con le prime piogge tende a scomparire. Melata e fumaggine sono però più dannose sugli agrumi ornamentali, spesso posti al riparo e non lavati dalle piogge».
Dinamica delle popolazioni e dell’infestazione
Nel novembre 2021 Massimino Cocuzza ha avviato il monitoraggio delle infestazioni negli agrumeti del Calatino in tre aziende agrumicole, una in biologico e due in integrato, per monitorare la dinamica delle popolazioni e dell’infestazione in agrumeti commerciali e per verificare la presenza di antagonisti naturali. Un monitoraggio utile anche per l’agrumicoltura ornamentale.
«A. spiniferus sverna da neanide del II e del III stadio, i primi adulti si osservano nell’ultima decade di marzo. Svolge tre generazioni all’anno, senza grandi differenze nel numero di insetti fra azienda biologica e aziende integrate. La generazione più dannosa è quella tardo-primaverile estiva. I picchi di popolazioni più abbondanti si hanno fra maggio e luglio, cioè con le prime due generazioni. La terza generazione è favorita da un clima caldo-umido. L’insetto è comunque presente in campo durante tutti i 12 mesi dell’anno».
La lotta all’Aleurocanthus spiniferus
Come si può gestire la lotta all’A. spiniferus? Massimino Cocuzza ha suggerito di fare ricorso a interventi chimici, antagonisti naturali e mezzi agronomici.
«Sulla base della mia esperienza suggerisco di evitare trattamenti chimici inutili e formule magiche. Gli interventi chimici devono essere mirati sulla prima età. I principi attivi attualmente registrati sono azadiractina, olio essenziale di arancio dolce, deltametrina, estratto del piretro, acetamiprid, spirotetramat. I principali antagonisti naturali rilevati sono i coccinellidi, come Scymnus subvillosus, Campyloneura virgula e, soprattutto, Serangium montazerii. Quest’ultimo mostra una presenza costante, ma la sua numerosità è strettamente connessa con l’entità numerica della popolazione di A. spiniferus; allevabile in biofabbrica, non è risolutivo, ma contribuisce al contenimento dell’aleurodide. Fra i parassitoidi spicca, invece, una specie del genere Eretmocerus, sul quale vengono riposte molte speranze per il futuro controllo dell’aleurodide. Riguardo, infine, ai mezzi agronomici consiglio di non eccedere nell’uso di concimi azotati, in particolare di urea, di curare la manutenzione delle piante, senza lasciare i residui della potatura accanto a esse, e di evitare di spostare materiale vegetale dalle zone infestate, come si fa con la vendita dell’affogliato, spesso la prima causa di diffusione dell’insetto».