Mentre
in Europa gli Italiani sono imbattibili in fatto di consumo pro capite di
pomodoro, non altrettanto si può dire per quello di cetriolo. Paesi come Grecia
(che è leader soprattutto perché è alla base del tipico tzantziki), Olanda, Finlandia e Germania, infatti, ci superano di
ben 5-10 volte.
Anche
nei Paesi dell'Est è una coltura molto popolare. Nelle serre russe,
addirittura, è più coltivato del pomodoro (e fornisce anche maggiori utili ai
coltivatori), in quanto una scorpacciata di cetriolini accompagna inevitabilmente
ogni buona bevuta di vodka.
Il
cetriolo è un ortaggio molto dissetante, soprattutto in primavera-estate, a
basso contenuto calorico, quindi dietetico, ricco di sali minerali, in
particolare potassio, e di vitamine, soprattutto la C.
Anche
gli spagnoli non ne consumano tanto quanto in Grecia o Nord Europa (comunque
sempre il triplo degli italiani), ma ne producono molto per l'export in
inverno-primavera verso Paesi quali Germania e Olanda. Coltivato bene in
ambiente mediterraneo non ha costi di produzione impegnativi per l'azienda
agricola e può dare anche utili interessanti, quindi andrebbe preso di più in
considerazione nei nostri areali meridionali.
Commercialmente
si distinguono tre tipologie fondamentali in Europa: il tipo lungo olandese, da
350-450 g/frutto, liscio e privo di gusto amarognolo, caratteristico invece dei
tipi aromatici spinosi medio-lunghi (150-200 g/frutto) o corti (80-130
g/frutto), molto richiesti, rispettivamente, in Nord Italia e Paesi dell'Est,
detti anche tipi “americani” (o “U.S. Slicer”). Intermedi tra i due estremi
sono i cetrioli Beith-Alpha, di dimensioni simili all'americano, ma senza
spine, pochissimo amarognoli e dalla buccia più chiara.
Clima
Tutte
le varietà di cetriolo gradiscono un clima molto caldo e umido. Se il pomodoro
a frutto grosso, per confronto, può allegare facilmente anche a 12-13 °C di
notte, mentre le varietà cherry arrivano fino a 7-9 °C, il cetriolo gradisce
minime superiori a 17-18 °C, ottimali attorno a 19-20 °C. Lo stesso dicasi per la
temperatura diurna ideale (27-28 °C, contro i 23-24 °C del pomodoro) e la
temperatura media delle 24h (19,2-19,8 °C, contro 18,2-18,6 °C). Il cetriolo è
anche più resistente alle massime: fino a 35-36 °C non si osservano problemi
rilevanti, salvo una maggiore sensibilità all'oidio, mentre la maggior parte
delle varietà di pomodoro va in crisi già a 30-33 °C, soprattutto ne risente la
vitalità del polline.
Ancora
più importante, però, è l'umidità relativa dell'aria, che non dovrebbe mai
scendere di giorno al di sotto del 75%, ideale 78-84%. Da evitare pure le
correnti d'aria, quindi le finestre di aerazione della serra vanno gestite con
più cautela di altre specie. Questo spiega perché, talvolta, le serre di basso
volume (2-2,5 m alla gronda), prive di finestrature, funzionino meglio di serre
tecnologiche, nel caso l'agricoltore non conosca bene la tecnica di
climatizzazione.
Il
differenziale di temperatura giorno/notte (Δt), che di solito viene indotto per
aumentare l'attitudine generativa, mentre nel pomodoro a frutto piccolo può
arrivare fino a 10-12 °C, nel cetriolo dev'essere più contenuto (3-5 °C).
Valori
ottimali o critici di temperatura e umidità, in tutte le specie orticole da
frutto, sono sempre riferite agli organi e alle fasi fenologiche più delicate, ovvero
la produzione di polline e l'allegagione dei fiori. Nel caso del cetriolo,
poiché la maggior parte delle varietà oggi coltivate, soprattutto nei cicli
invernali, sono partenocarpiche, la presenza di pronubi non è necessaria.
Il
clima ottimale di una serra si determina anche con la giusta densità colturale
e distribuzione spaziale delle piante. Nel caso del cetriolo, la densità
ottimale varia da 1,4 a 2-2,2 pt/m2, a seconda che l'allevamento
avvenga a fila singola, con interfila tipica di 160 cm (varietà lunghe), o a fila
binata (varietà medio-corte).
Determinata
la giusta densità di piante/m2, in base alla varietà, alla pezzatura
dei frutti, alla disponibilità di radiazione fotosintetica, ecc., è importante
anche la distribuzione spaziale. Il cetriolo medio spinoso, tipico delle
coltivazioni precoci in Nord Italia, ad esempio, si avvantaggia del sistema a
fila binata, in quanto si riduce la distanza tra le piante tra le bine e sui
corridoi di servizio. La circolazione d'aria sarà minore e, di conseguenza,
l'umidità relativa più alta e stabile.
La nutrizione
Gli
stessi criteri valgono anche per la gestione della nutrizione idrica e
minerale. Il cetriolo ha un apparato radicale superficiale e molto delicato,
quindi teme sia gli sbalzi di contenuto idrico del substrato, sia di salinità
della soluzione circolante.
L'attività
traspiratoria inizia di solito 1-2 ore dopo l'alba, termina 2-2,5 ore prima del
tramonto ed è molto attiva soprattutto nelle ore centrali della giornata.
I
frutti hanno un contenuto d'acqua elevato, molto più di altri ortaggi da serra
(96-97%), e un tasso di accrescimento velocissimo. In sole 24 ore un cetriolo “americano”
può passare da circa 100 g al peso finale di 180 g, quindi il salto di anche
solo una o due irrigazioni ha conseguenze molto gravi sia sulla resa, che
soprattutto sulla qualità dei frutti, i quali si deformano (curvatura “a banana”
o restringimento a livello dell'apice o del picciolo) oppure presentano cavità
interne, polpa più spugnosa che croccante, opacità dell'epidermide.
Queste
considerazioni spiegano facilmente come il cetriolo si avvantaggi notevolmente
della coltivazione fuori suolo, soprattutto in substrati fibrosi ad alta
ritenzione idrica, quali lana di roccia, torba o fibra di cocco: il
rifornimento idrico delle radici è molto più regolare e costante che nel
terreno o in substrati granulari a bassa conducibilità idrica, quindi favorisce
il rapido accrescimento volumetrico dei frutti.
La
regolarità di assorbimento idrico è anche all'origine di una maggiore croccantezza,
lucidità e soprattutto digeribilità del cetriolo, in quanto lo stress idrico
facilita la migrazione di cucurbitacina
(mono-gliceride del gruppo dei tri-terpeni tetra -ciclici) dalle radici o dal
picciolo nei frutti, indigesta a molti e responsabile del tipico gusto amaro.
Da
evitare inoltre i ristagni di umidità a livello del colletto e della parte
basale del fusto, che favoriscono gli attacchi di Sclerotinia e botrite.
Per
quel che riguarda la salinità (EC = elettro conduttività) sia della soluzione
nutritiva erogata, che di quella circolante nel substrato, il cetriolo gradisce
livelli medio-bassi, ovvero 1,6-2 mS di EC al gocciolatore, nel caso di coltura
a terra, mentre in coltura fuori suolo si usano in genere soluzioni da 2-2,4 mS
al gocciolatore, per ottenere circa 2,5-2,8 nel substrato (o nel drenaggio).
Oscillazioni
eccessive di EC nella rizosfera determinano facilmente casi di deformazione dei
frutti, soprattutto restringimenti all'apice.
Tecniche colturali
Le
buone pratiche colturali del cetriolo iniziano già in vivaio. Anche in questa
fase gradisce clima caldo-umido, contenuto idrico e salinità del substrato
costanti.
L'allevamento
delle piantine è molto rapido e richiede solo 3 (estate)-4 settimane (inverno).
È molto importante che il tasso di crescita non venga mai rallentato da
temperature sub-ottimali, in quanto la ripresa vegetativa è molto più
difficile, come del resto in quasi tutte le cucurbitacee, quindi la parola
d'ordine in vivaio è velocità.
La
potatura verde ha soprattutto lo scopo di rimuovere le foglie basali, per
favorire la penetrazione della luce e la circolazione d'aria a livello del
colletto, e la selezione dei frutti, in base alla radiazione fotosintetica
disponibile (Par).
Il
cetriolo risponde molto bene all'incremento di radiazione, quindi ha anche una
resa fotosintetica più elevata delle solanacee (pomodoro, peperone, melanzana),
e questo giustifica più facilmente l'investimento in costosi impianti d'illuminazione
artificiale a latitudini elevate (>53-55° Nord), fino a 15-25mila lux.
Noti
il Par disponibile settimana per settimana e l'equilibrio
vegetativo-riproduttivo, è possibile quindi stimare anche molto facilmente e
con precisione la produzione futura, tramite l'impiego di idonei modelli
matematici.
A
ogni nodo vengono prodotti normalmente una sola foglia e un solo germoglio, ma
si può decidere di far crescere foglie anche sui germogli ascellari, in base
alle indicazioni di tali algoritmi: invece che essere rimossi del tutto,
possono essere cimati a 3-5 nodi. Le foglie prodotte da questi nodi possono contribuire
ad aumentare il Lai (Indice di superficie fogliare), se necessario, ma su
questi nodi si possono allevare anche nuovi frutti (varietà a frutto piccolo),
oltre a quelli prodotti sui nodi principali delle branche maggiori, in caso di
maggiore disponibilità di fotosintetati.
Il
principale obiettivo della potatura è dunque quello di equilibrare
continuamente carico di frutti e superficie fogliare. In caso sia di eccessiva,
che d'insufficiente carica di frutti la pianta reagisce generalmente con aborti
ripetuti. A sua volta l'aborto dei frutti di un nodo genera uno squilibrio
vegetativo-generativo, che si può ripercuotere anche sui 2-4 nodi successivi:
la pianta si “avvita” in un ciclo continuo di “carica e scarica” e possono
essere necessarie fino a 2-3 settimane per bilanciarla di nuovo.
Una
scarsa copertura fogliare, assieme a bassa umidità relativa dell'aria e alta
salinità del substrato, è spesso anche concausa di una delle più diffuse fisiopatie
del cetriolo, ovvero la deformazione dei frutti.
Il
fusto del cetriolo è abbastanza elastico, ma ha consistenza vetrosa, per cui è
molto importante agganciarlo continuamente allo spago tutore, per ridurre il
rischio di ferite, le quali aprono facilmente la strada a botrite e Sclerotinia. Nei periodi di maggiore
insolazione e con temperatura media superiore a 19 °C, il fusto del cetriolo
può crescere fino a 70 cm/settimana (= 10 cm/giorno, o 1 cm/h), ovvero il
doppio del pomodoro, quindi le operazioni di tutoraggio hanno cadenza più
breve, in genere ogni 4-5 giorni. La raccolta dei frutti, visto il loro elevato
tasso di accrescimento, è praticamente giornaliera
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