Anthurium obbligato

Anthurium
La coltivazione di Anthurium nella aree floricole italiane va condotta necessariamente con la tecnica del “fuori suolo”.
Per condurre con successo la coltivazione necessitano strutture e tecnologie all’avanguardia e un’elevata conoscenza degli aspetti fisiologici della specie

L’Anthurium è una pianta originaria delle zone tropicali e, pertanto, necessita di condizioni di allevamento particolari: elevata umidità relativa, temperature elevate e costanti, terreni leggeri e ricchi di nutrimento. Queste condizioni sono garantite, negli ambienti floricoli italiani, solo dalla coltivazione in coltura protetta e “fuori suolo”. In Italia la produzione di Anthurium è concentrata al meridione; si stimano circa 25 ettari destinati a questa specie in Campania, altrettanti in Puglia, mentre pochi ettari sono presenti in Sicilia e Calabria.
Condizioni ottimali
La necessità di assicurare alla specie le condizioni climatiche ottimali di crescita impone non solo il ricorso al “fuori suolo” ma anche a strutture efficienti e ad una serie di supporti tecnologici irrinunciabili. Il controllo computerizzato degli impianti utilizzati è indispensabile e consente di controllare i principali fattori climatici: temperatura, luce ed umidità.
La copertura ideale delle serre, che devono essere in ferro zincato e/o alluminio, è rappresentata dal vetro. Tuttavia, per motivi economici, è molto più adoperata la copertura, semplice o doppia, con film in P.E. additivato, che consente di ottenere un buon isolamento termico e presenta minori difficoltà di gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria. Pochissime le aziende che ricorrono all’impiego di plastica rigida che comporta degli oneri maggiori.

Anthurium
L’utilizzo delle canalette in polistirolo consente, a differenze della coltivazione in vaso, di allungare la vita economica dell’impianto.

Oltre alla struttura di protezione, dotata di apertura al colmo e sui laterali per l’opportuno arieggiamento, e all’impianto di fertirrigazione, vanno previste una serie di tecnologie indispensabili per controllare il microclima all’interno delle serre e consentire l’ottimale andamento produttivo della specie: impianto ad osmosi inversa, impianto di raffrescamento “Fog system” o “Cooling system”, sottoteli con schermi ombreggianti, coibentanti e termici, impianto di riscaldamento basale ad acqua calda, aerotermi (ausiliari). Infine, nel periodo compreso tra aprile e ottobre, è necessario ridurre la quantità di luce che arriva alle piante intervenendo con schermi protettivi o tinteggiando di bianco la copertura.
Prima di procedere all’allestimento dell’impianto “fuori suolo” si effettua il livellamento del terreno con laser, conferendo alla base di supporto una leggera pendenza per consentire il deflusso dell’acqua irrigua che, grazie ai tubi di drenaggio disposti sul fondo delle canalette, può essere recuperata o appositamente allontanata.
Vaso o canaletta
La coltivazione può essere condotta in vaso o in canaletta, quest’ultima è preferita poiché garantisce una più lunga durata dell’impianto. Infatti, le nuove radici emesse a livello degli internodi, man mano che le piante invecchiano, mentre nella coltivazione in vaso fuoriescono all’esterno in quelle condotte in canalette si fissano all’interno del substrato, garantendo una più lunga vita all’impianto. I vantaggi dell’utilizzo dei vasi, invece, risiedono nella più facile movimentazione e gestione dell’irrigazione e nella possibilità di vendere le varietà di minore qualità come vaso fiorito.
Dopo aver livellato il terreno si procede al posizionamento delle canalette di polistirolo, contenenti il substrato, formate da elementi lunghi 1 metro disposti uno di seguito all’altro per l’intera lunghezza della serra. La sezione verticale presenta la forma di due coni rovesciati, posti di fianco, alti 30 cm, mentre la larghezza è di 30 cm per ogni cono nella parte superiore e di circa 5 cm alla base, dove in un’apposita concavità è posto un tubo forato per il drenaggio.

Anthurium
Considerata l’origine tropicale della specie è necessario controllare opportunamente i diversi parametri climatici: temperatura, umidità e luce.

Questi elementi vengono assemblati in file doppie, creando moduli di coltivazione di 120 cm di larghezza, posti alla distanza minima di 70 cm l’uno dall’altro.
Il substrato impiegato dai floricoltori per la coltivazione di Anthurium è la perlite, che consente un migliore controllo dei parametri chimici (in particolare del pH) e il perfetto arieggiamento dell’apparato radicale evitando gli stress alla pianta.
La densità d’impianto si aggira generalmente intorno alle 12-13 piante/m2 anche se vanno considerate delle piccole variazioni in funzione delle varietà coltivate, che presentano differente accestimento e sviluppo fogliare.
Il trapianto può avvenire in qualsiasi momento dell’anno, tuttavia si preferisce effettuarlo in primavera poiché le favorevoli condizioni climatiche (giorno che tende ad allungarsi con conseguente aumento della quantità di luce) abbreviano la fase di entrata in produzione.
La fase di trapianto è molto delicata e bisogna garantire alle piante condizioni ideali preparando adeguatamente il substrato con abbondanti bagnature pre-impianto ed intervenendo opportunamente con l’irrigazione e l’impianto FOG.
L’irrigazione
La principale difficoltà che i floricoltori si trovano ad affrontare nella gestione della coltivazione “fuori suolo” riguarda l’irrigazione, soprattutto in alcune aree floricole dove i valori di pH e EC dell’acqua irrigua si discostano decisamente da quelli ideali per la specie.
L’Anthurium richiede un’acqua con pH compreso tra 5,5 e 6,0 e conducibilità che va dai 1.200 ai 1.500 µS fino a valori anche del 15-20% più elevati in inverno e temperatura non inferiore a 12-13°C.
Per questo motivo le aziende floricole che si dedicano alla coltivazione di Anthurium devono disporre di acqua a conducibilità molto bassa, meglio se osmotizzata, alla quale vanno aggiunti, in opportune dosi, i vari sali minerali per la nutrizione.
Dal punto di vista delle esigenze idriche l’Anthurium, disponendo di foglie di elevata superficie che evapotraspirano elevati volumi d’acqua, richiede, mediamente e per una pianta adulta, tra i 100 ed i 200 cc a irrigazione, con interventi che variano da un minimo di 1, in inverno, ad un massimo di 3, in estate.
La nutrizione
Operando in condizioni di “fuori suolo”, l’apporto dei nutritivi avviene ovviamente per fertirrigazione, che coincide con l’intervento irriguo. La soluzione nutritiva viene preparata utilizzando due diverse vasche tenendo separati il calcio dai solfati e fosfati per impedire la precipitazione dei sali. Nella prima vasca si aggiungono, oltre al calcio, ferro e azoto, sotto forma di nitrati e chelati di ferro; nella seconda vasca sono miscelati solfati, fosfati e tutti gli altri microelementi.
Di solito non è necessaria la correzione del pH con acido nitrico in quanto nell’acqua osmotizzata di partenza la presenza di bicarbonati è irrisoria.
L’utilizzo dei sali puri nella concimazione a doppia vasca permette di stabilire i rapporti tra gli elementi nutritivi a seconda dell’età della pianta e della stagione.
Particolarmente importanti nella scelta della soluzione nutritiva sono il rapporto K/(Ca+Mg) e la percentuale di NH4 sull’azoto totale. In generale, in tutte le fasi, è una specie che ha discreta esigenza di potassio, boro e ferro, mentre invece eccessi di manganese possono creare danni da fitotossicità.
Il taglio delle foglie
Durante il ciclo di coltivazione è necessario praticare alcuni interventi tra cui il taglio delle foglie è di estrema importanza. In passato era abitudine eliminare le foglie vecchie e/o danneggiate, mentre le nuove tendenze tecniche suggeriscono di eliminare le foglie giovani lasciando il “polmone verde”. Durante l’anno, poi, si lascia crescere solo una foglia giovane e quando si è completamente formata si elimina una vecchia. Solitamente si lasciano 3-4 foglie per pianta, a seconda della stagione. In alcune varietà che presentano la foglia molto grande, per favorire la crescita dritta dello stelo e la pezzatura dello spadice, nonché evitare stress alle piante, si riduce la dimensione fogliare tagliando la parte anteriore di circa la metà quando la foglia è ancora giovane.
Questo intervento si rende necessario se si vuole programmare la pezzatura del fiore (mantenendo una dimensione media di 12 cm) e si effettua, quindi, in base alle necessità aziendali. Naturalmente, questa nuova scelta tecnica non consente la commercializzazione delle foglie praticata in passato.
Altre operazioni sono: lo sfoltimento dei germogli, prodotti alla presenza di sbalzi termici, la stesura dei fili, che consente di mantenere erette le piante e facilita il passaggio nei corridoi, lo sradicamento delle piante a fine ciclo con sostituzione del substrato di coltivazione.
La produzione
Il massimo risultato produttivo si ottiene, solitamente, tra un anno e mezzo e tre anni, mentre la durata economica dell’impianto è di almeno 7 anni. Il primo fiore, è di piccole dimensioni ma, comunque, commercializzabile, mentre dal secondo fiore le dimensioni si accrescono.
La produzione è continua nel corso dell’anno, tuttavia il maggior flusso di fioritura si verifica tra la metà aprile alla metà giugno, mentre nei mesi di dicembre e gennaio, causa la minore quantità di luce, si registra il minimo produttivo.
La raccolta rappresenta una delle fasi più impegnative e delicate. I fiori dell’Anthurium, infatti, non devono toccarsi perché si danneggiano facilmente. Il taglio, praticato con l’ausilio di coltelli, si effettua, quando il peduncolo è indurito e bisogna evitare di raccogliere fiori “acerbi” che durano poco e scoloriscono rapidamente. Appena raccolti i fiori devono essere posti in acqua nella attesa di essere confezionati.
Prima di preparare le confezioni si pratica la selezione degli steli distinguendo quelli extra da quelli di prima; i peduncoli devono essere eretti e robusti ed i fiori che presentano bordature verdi sono ammessi alla commercializzazione, ma devono essere raggruppati separatamente. Ogni stelo è sistemato in una provetta di plastica contenente acqua e sistemato nella scatola di cartone. Sono utilizzate scatole di diversa misura: le più comuni hanno dimensione 100 x 30 x 10 cm. Gli steli sono fissati all’interno della scatola con nastro adesivo e tutti i fiori sono coperti con una busta di plastica che riduce la traspirazione.
Poiché i fiori di questa specie esigono temperature costanti (15 °C), durante gli spostamenti sono isolati dal freddo mediante pareti isolanti, oppure è necessario preparare automezzi attrezzati per trasportare unicamente Anthurium.

Anthurium obbligato - Ultima modifica: 2019-02-07T12:13:47+01:00 da Lucia Berti

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