Energie alternative per la floricoltura fuori suolo

Le scelte dell’azienda floricola “Aprea”, che coltiva circa 1,5 ettari di rose in canaletta in provincia di Caserta

Nelle coltivazioni floricole in cui le produzioni sono programmate e condotte con la tecnica del “fuori suolo” i consumi energetici sono molto elevati, sia per la gestione della fertirrigazione sia del riscaldamento.

È il caso dell’azienda floricola “Aprea” di Macerata Campania (Caserta), dove si producono rose con la tecnica del “fuori suolo” su circa 15 mila metri quadrati.

«I consumi di energia per la gestione dell’acqua d’irrigazione – ci riferisce Gennaro Aprea, titolare dell’azienda – sono legati all’elevato numero di pompe che bisogna azionare per far funzionare l’impianto».

Ciclo chiuso

Nell’azienda “Aprea” si pratica l’irrigazione a “ciclo chiuso”, ovvero con il recupero dell’acqua di sgrondo proveniente dall’impianto.

«Con il fuori suolo c’è l’esigenza di recuperare le acque sia per ridurre il consumo della stessa sia quello dei fertilizzanti. Inoltre, il recupero dell’acqua genera anche un minor impatto ambientale. Pertanto, in ognuno dei sei settori in cui è suddiviso l’impianto è presente una pompa da 0,7 kW che recupera l’acqua di sgrondo e la convoglia ad una piccola cisterna dalla quale, grazie ad un’altra pompa da 3,5 kW, è indirizzata verso un serbatoio d’accumulo».

energie alternative
I pannelli fotovoltaici rappresentano un’ottima soluzione per ridurre i costi energetici.

Stesso discorso per l’acqua proveniente dal pozzo (profondo circa 25 metri) dal quale l’acqua, grazie ad una pompa di 5,5 kW, viene indirizzata in parte ad un serbatoio di riserva, in parte all’osmotizzatore e in parte direttamente al fertirrigatore.

«Il serbatoio di riserva – continua Aprea – è dotato di una pompa da 2 kW, mentre l’osmotizzatore è servito da una pompa di maggiore potenza (5 kW) che convoglia l’acqua ad un serbatoio dal quale, grazie ad un’ulteriore pompa (potenza 3,5 kW) viene destinata al fertirrigatore. Infine, la soluzione nutritiva gestita dal fertirrigatore, con l’ausilio di 5 vasche per la preparazione delle varie miscele, viene indirizzata tramite un’altra pompa da 3,5 kW all’impianto di distribuzione a manichette».

Il fabbisogno energetico

I consumi energetici, quindi, sono molto elevati, soprattutto nel periodo estivo quando si effettuano fino a 15 interventi giornalieri.

«Nella mia azienda si può stimare in circa 50 mila kW il fabbisogno energetico per la gestione della fertirrigazione. La gran parte (circa il 95%) è impiegata nel periodo diurno. Proprio per questo, al fine di contenere le spese energetiche, nel 2011 abbiamo aderito al IV conto energia e realizzato un impianto fotovoltaico da 75,5 kW, con pannelli sistemati sull’avanserra e sul locale tecnico, per una superficie complessiva di 1.000 m2».

Il conto energia

Il conto energia a cui ha aderito l’azienda Aprea prevedeva un incentivo alla produzione di energia e la possibilità di cessione di quella prodotta in eccesso (scambio sul posto) al costo corrispondente a quello della materia prima.

«Naturalmente, il costo effettivo di un kW acquistato in rete è molto più alto poiché in bolletta sono presenti una serie di voci che incidono in maniera rilevante portando il costo medio di 1 kW a circa 22 centesimi, rispetto agli 8 centesimi della sola materia prima».
Considerando i costi relativi all’ammortamento dell’impianto (da effettuare in 20 anni), quelli di gestione, manutenzione, lettura e visura dei contatori, il ricorso al fotovoltaico copre interamente i costi energetici generando un piccolo profitto.

«Il nostro impianto produce mediamente 95 mila kWall’anno, per la gran parte utilizzata per autoconsumo. Considerato che l’incentivo è pari a 0,264 €/kW e che una piccola quota di energia, quantificabile in 2.000 €/anno, viene venduta, si può stimare un profitto di circa 4.500 €/anno, che resta dopo aver coperto interamente i costi energetici attribuibili alla gestione della fertirrigazione».

La manutenzione

A fronte dell’indubbio vantaggio economico, però, vanno evidenziati alcuni aspetti relativi all’utilizzo e manutenzione dell’impianto.

«Prima di tutto – sottolinea Aprea – va considerato che i costi del fotovoltaico sono in gran parte costi fissi. Pertanto, solo un impianto produttivo pienamente funzionale giustifica il ricorso a questa soluzione, in altre parole i costi restano sempre gli stessi sia che si produca sia che non si produca».

Altro aspetto da valutare con attenzione è quello della piena efficienza dell’impianto.
«Il nostro impianto è continuamente monitorato e riceviamo dei feedback riguardo all’efficienza comparata a quella di altri impianti simili presenti in zona. Fintanto che la funzionalità si avvicina al 100% oppure la quantità di energia prodotta risulta sufficiente a soddisfare le esigenze non serve intervenire con la pulizia dei pannelli; viceversa va fatta una valutazione costi/benefici circa l’opportunità di effettuare l’intervento tenendo anche presente che si tratta di un’operazione che comporta un certo rischio per gli operatori».

Energie alternative per la floricoltura fuori suolo - Ultima modifica: 2019-05-31T10:14:25+02:00 da Lucia Berti

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