La fertilizzazione a pronto effetto per le insalate

fertilizzazione insalate
Lattuga – In coltura protetta l’accumulo di nitrati nella foglia può essere accentuato.
Nella concimazione azotata è necessaria la massima attenzione per limitare il contenuto di nitrati. Il ruolo del molibdeno

Nella coltivazione delle insalate in coltura protetta è estremamente importante una buona preparazione del terreno e una oculata gestione della rotazione, in quanto si tratta di colture a ciclo breve che possono replicarsi più volte nell’arco della stagione: da questo deriva che, da un lato, è necessario preparare il terreno in tempi stretti e, dall’altro, che è indiscutibile come si debba salvaguardare la struttura del suolo che rappresenta il primo piedistallo su cui si fonda la efficienza dell’apparato radicale nell’esplorare il terreno e ricercare in esso acqua e nutrienti.
Tutti questi aspetti fanno sì che, ove possibile, siano privilegiati i terreni leggeri, con valori non rilevanti di argilla e limo, per i quali è più facile raggiungere la tempera e comunque non vengono destrutturati da lavorazioni con terreno troppo umido o troppo asciutto.
La fertilizzazione delle insalate punta a privilegiare lo sviluppo vegetativo della coltura, che deve essere rapido e continuo per permettere di conseguire un raccolto tecnicamente ed economicamente adeguato nel minor tempo possibile.
Molto importante quindi la concimazione azotata, per la quale è da privilegiare la forma nitrica, che è di pronto assorbimento e non dilaziona nel tempo la disponibilità di azoto.

Attenzione ai nitrati

In considerazione dei cicli colturali molto brevi risulta fondamentale la pronta disponibilità dell’azoto, senza dilazioni, in particolare per le coltivazioni a ciclo autunno-invernale, per evitare l’accumulo di nitrati nella foglia. Questo fenomeno deve essere considerato con molta attenzione, sia per la tossicità diretta dei nitrati che per il loro potenziale cancerogeno quando legati alle ammine nelle nitrosammine.
In tabella 1 sono riportati i tenori massimi previsti dal legislatore specificatamente per le lattughe: i valori limite sono stati differenziati in funzione della tipologia di lattuga (sono previsti limiti più restrittivi per il tipo “Iceberg”), in funzione della modalità di coltivazione (sono previsti limiti più alti per la coltivazione in coltura protetta) ed inoltre in funzione della data di raccolta (i limiti più severi sono per le raccolte nel semestre primaverile-estivo e quelli più ampi per le raccolte autunno-invernali).
In realtà non è infrequente che gli acquirenti delle lattughe, in particolare la GDO italiana ed estera, fissino limiti per i nitrati ulteriormente restrittivi: ne consegue che il tema nitrati è particolarmente importante e sono da curare tutti gli aspetti, tra cui la concimazione, che possono contribuire a limitare il problema.

La distinzione operata dal legislatore per i limiti massimi in funzione dei periodi di coltivazione deriva dal fatto che l’accumulo di nitrati nella foglia è più probabile nelle raccolte dei mesi invernali, con scarsa luminosità, mentre nei mesi primaverili-estivi i valori si innalzano solo o soprattutto se il periodo precedente la raccolta è caratterizzato da nuvolosità prolungata: questo perché la ridotta fotosintesi è uno dei principali fattori che va a limitare la trasformazione dei nitrati in composti azotati organici, come gli amminoacidi.
Peraltro la stessa coltivazione in ambiente protetto può rallentare la organicazione dei nitrati da parte dei vegetali, in gran parte a causa del contenimento della luminosità che la copertura può indurre.

Limitare l’accumulo di nitrati

Per limitare l’accumulo dei nitrati nelle colture si consiglia di:
- frazionare il più possibile le concimazioni azotate per evitare assorbimenti eccessivi di azoto da parte delle lattughe, superiori alla loro capacità di trasformare l’azoto in composti organici;
- concimare con azoto nitrico, che ha un effetto più rapido e più limitato nel tempo, scongiurando code di disponibilità non desiderata di azoto per le lattughe;
- curare anche la concimazione con molibdeno, mediante concimi fogliari, per assicurarsi che questo microelemento non sia il fattore limitante nel processo di organicazione dell’azoto da parte delle lattughe;
Tutti questi accorgimenti assumono la massima importanza nel periodo invernale, in cui la scarsa luminosità aggrava il rischio di accumulo dei nitrati nei tessuti vegetali.
Prendendo in considerazione gli elementi nutritivi diversi dai macroelementi che più facilmente possono originare manifestazioni carenziali nelle insalate, questi sono:
- il calcio, la cui carenza si manifesta soprattutto con disseccamenti del margine fogliare (“leaf tip burn”). Questa fisiopatia si esprime in modo differenziato a seconda delle tipologie e delle varietà e si evidenzia in misura accentuata se nella foglia sono presenti valori alti di potassio e di azoto, a causa del loro antagonismo con il calcio;
- il manganese, il cui principale sintomo di carenza è un fine mosaico clorotico internervale. Inizialmente tutta la pianta assume una colorazione giallo-verdastra, poi, a partire dalle foglie più vecchie, le aree tra le nervature schiariscono, mentre le nervature rimangono verdi; in seguito le aree clorotiche degenerano con punteggiature brunastre necrotiche, specialmente nelle foglie vecchie e lungo i margini; le foglie delle varietà produttrici di antociani prendono una tonalità rossastra;
- il molibdeno, dalla cui ridotta disponibilità derivano clorosi e necrosi delle foglie ed un elevato tenore di nitrati nella lamina a causa di una organicazione dell’azoto limitata dalla molibdeno-carenza. Le piante in carenza di molibdeno risultano nanizzate, con un aspetto a rosetta; le foglie sono di colore giallo pallido e di forma ovale; se la carenza si protrae le foglie del cuore della lattuga risultano malformate, mentre le foglie mediane appaiono rugose; le foglie appassiscono, a partire da quelle laterali, con i tessuti che imbruniscono. Nelle foglie più vecchie si evidenziano macchie grigio-bluastre, di consistenza cartacea, che necrotizzano; questi sintomi possono diffondersi alle foglie più giovani, fino a fare morire l’apice vegetativo e l’intera pianta.
Per la fertilizzazione della lattuga consideriamo anzit

utto azoto, fosforo e potassio. Per ogni tonnellata di prodotto (tab. 2) vengono asportati 3,1 kg di azoto, 0,9 kg di fosforo e ben 5 kg di potassio: quindi i macronutrienti sono tra loro in rapporto 3.1.5, con il potassio che fa la parte del leone.
Questo risulta anche dalla diagnostica fogliare (tab. 3) che evidenzia come il potassio sia il nutriente maggiormente rappresentato all’interno dei tessuti della lattuga; elevata anche la dotazione di azoto, mentre fra i mesoelementi spicca il tenore del calcio.
Anzitutto si considera come punto di partenza una lauta concimazione organica con un buon ammendante come il letame maturo, o compost commerciali laddove il letame non sia reperibile, da interrare con una lavorazione di media profondità.

Il programma

Poi con le lavorazioni successive, di affinatura del suolo, preliminari alla semina o trapianto, si possono distribuire fertilizzanti complessi NPK, con un rapporto bilanciato, che indicativamente potrà essere attorno a 2.1.3, tenendo presente di distribuire poi, in fase di vegetazione, una parte più o meno consistente dell’azoto che abbisogna alla coltura. Le quantità ridotte di fosforo necessarie alla lattuga fanno sì che esso possa essere distribuito praticamente tutto in sede di semina o di trapianto; nello stesso momento si potrà distribuire buona parte del potassio, mentre la quota rimanente dovrà essere messa a disposizione delle lattughe nella seconda parte del ciclo colturale, quella che precede la raccolta.

L’azoto va frazionato il più possibile, a partire dall’accrescimento delle piantine, privilegiando fertilizzanti come il nitrato di calcio o di magnesio, in cui la componente azotata è di natura nitrica e come tale di pronto assorbimento, pronto effetto e senza strascichi di cessione nel tempo causa l’accumulo nel terreno.
Entrambi questi fertilizzanti sono disponibili sia in forma granulare, da distribuire con lo spandiconcime, che in forma cristallina, idonea per la fertirrigazione, laddove sia presente questa possibilità di somministrazione dei nutrienti.

Se è disponibile una fertirrigazione efficiente si può anche ridurre la quota di potassio da distribuire in pre semina e riservare una frazione della concimazione potassica per applicazioni in via liquida nell’ultimo mese prima della raccolta: in questo caso il fertilizzante più indicato è il nitrato potassico.

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La fertilizzazione a pronto effetto per le insalate - Ultima modifica: 2019-04-29T11:17:30+02:00 da Lucia Berti

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