Pomodoro di Sorrento

pomodoro di sorrento
Raffaele Ascione, orticoltore di Torre del Greco (Na).
Nel golfo di Napoli si coltiva il “Sorrentino”, un pomodoro d’eccellenza e con peculiarità uniche, molto apprezzato sia in Italia sia all’estero

Tra le specie di pomodoro che riscuotono sempre più successo, sia in Italia sia all’estero, c’è sicuramento il “Sorrentino”, standard appartenente alla tipologia “Cuore di Bue”, per questo conosciuto anche come “Cuore di Sorrento”, la cui storia commerciale e agronomica ci viene raccontata da Raffaele Ascione, che conduce l’azienda orticola “Donna Brigida” a Torre del Greco (Napoli) dove si coltiva il “Sorrentino” in serra su due ettari di superficie.

«È un pomodoro della Penisola Sorrentina che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, iniziò a diffondersi nel capoluogo campano grazie alla domanda dei villeggianti napoletani che ne avevano apprezzato le ottime caratteristiche organolettiche durante i loro soggiorni. Successivamente, agli inizi degli anni 2000, fu fatto conoscere anche sui mercati del nord Italia dai grossisti di limoni di Sorrento, che avevano aperto apprezzabili canali commerciali e abbinavano alla vendita dei limoni anche questo tipico pomodoro della zona».

Il successo del pomodoro di Sorrento

Il vero successo arriva a partire dal 2010 quando si aprono importanti spazi commerciali su alcuni mercati esteri.

«Il “Sorrentino è molto apprezzato soprattutto in Inghilterra e Svizzera e, negli ultimi anni, si sta affermando anche in Francia. Il trend della domanda è in continua crescita, ma resta la difficoltà di ottenere produzioni elevate poiché è un prodotto che può essere coltivato con successo solo nell’areale litoraneo “vocato” del golfo di Napoli, dove gli spazi agricoli, causa l’elevata urbanizzazione, sono molto limitati».

pomodoro di sorrento
Il pomodoro “Sorrentino” presenta una tipica colorazione rosso corallo e i frutti presentano polpa poco acidula e con pochi semi.

Altro aspetto che al momento limita la diffusione di questa tipica produzione è rappresentato dalla storica vocazione floricola della costiera napoletana.

«La coltivazione del pomodoro “Sorrentino” – spiega l’orticoltore – richiede, tra l’altro, anche un notevole impegno, superiore a quello necessario per le tipiche specie floricole coltivate in zona. Ciò certamente non incoraggia gli imprenditori agricoli a riconvertire le loro produzioni, anche se l’interesse verso questa coltivazione sta aumentando costantemente».

L’azienda “Donna Brigida”, però, ha decisamente puntato verso questo pomodoro e, nel corso degli ultimi anni, si è specializzata in questa produzione.
«L’azienda – ci spiega Ascione – è sempre stata storicamente orientata verso l’orticoltura e già mio padre coltivava, anche se una superficie esigua, questa tipologia di pomodoro. Da quando sono subentrato nella gestione dell’azienda, circa 6 anni fa, mosso da una forte passione, ho deciso di dedicarmi quasi esclusivamente a questo prodotto, avendone intuito le forti potenzialità di crescita. Così, nel giro di qualche anno, ho portato la produzione dagli iniziali 1.000 m2 ad oltre 20.000 e sono alla continua ricerca di nuovi spazi produttivi».

In espansione

L’azienda “Donna Brigida”, quindi, è in espansione e l’imprenditore per ampliare la base produttiva ha dovuto necessariamente acquisire nuove aree dislocate in zona.
«Questa situazione, legata alla forte urbanizzazione della provincia a sud – est di Napoli, ci penalizza richiedendo un impegno molto più elevato rispetto a situazioni in cui il corpo aziendale è unico. La coltivazione del “Sorrentino”, tra l’altro, presenta non poche difficoltà tecniche di conduzione poiché, a differenza degli ibridi, risente in maniera sensibile delle variazioni legate al clima».

Sul litorale napoletano, diversamente da quanto si verifica nella Penisola Sorrentina, dove il clima è più umido, è possibile programmare le produzioni per nove mesi l’anno.
«La zona costiera napoletana oltre ad avere suoli molto fertili per l’origine vulcanica, presenta caratteristiche climatiche ottimali che consentono di ottenere produzioni quasi tutto l’anno. Nella nostra azienda iniziamo a trapiantare a dicembre e continuiamo fino a luglio; in questo modo otteniamo produzioni da aprile a dicembre, con un minimo di impiego del riscaldamento».

Le difficoltà

I periodi di maggiore difficoltà sono quelli relativi ai trapianti precoci di dicembre e quelli tardivi di luglio.

«Nel periodo invernale il maggior problema è legato alla scarsità di luce. Proprio per questo ricorriamo alla pacciamatura con telo giallo che riflette la luce e aumenta la luminosità in serra.

In questo periodo si può andare incontro al fenomeno del blotchy – ripening, che si manifesta con una pigmentazione irregolare dei frutti che li rende non commercializzabili. Nel periodo estivo, invece, la problematica è rappresentata dagli eccessi termici che influiscono negativamente sulla fertilità del polline, molto sensibile agli sbalzi termici, con conseguenti problemi di allegagione».

Nell’azienda “Donna Brigida”, oltre alle serre adeguatamente attrezzate per l’ottenimento di produzioni continue, è presente un impianto per la coltivazione “fuori suolo”, con substrato in fibra di cocco.

pomodoro di sorrento
Il pomodoro “Cuore di Sorrento” è confezionato in padelle di legno o in cassettine di plastica secondo il mercato da servire.

«Per evitare problemi di “stanchezza” del terreno – specifica Ascione – effettuiamo un solo trapianto su ogni lotto di terreno che viene poi lasciato a riposo al termine del ciclo colturale oppure viene coltivato con specie vegetali idonee a rigenerare la sostanza organica e/o a ridurre problematiche connesse con le infestazioni di nematodi. Tuttavia, sia per sperimentare nuove soluzioni, sia per essere pronti ad affrontare eventuali problematiche legate al suolo, abbiamo realizzato un impianto “fuori suolo” che ci serve anche per sperimentare opportuni piani di nutrizione».

Per condurre l’azienda l’imprenditore si avvale di cinque operai fissi e altrettanti stagionali.
«Tra le difficoltà che incontro – precisa Ascione – c’è anche quella di reperire manodopera, in un contesto sociale non prettamente agricolo. Si tratta, comunque, di opportunità lavorative interessanti per chiunque sia interessato a “crescere” insieme all’azienda».

Pomodoro di Sorrento - Ultima modifica: 2019-05-31T10:09:44+02:00 da Lucia Berti

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