«Nel 2010 la coltivazione del pomodoro da industria dovrebbe offrire agli agricoltori un conto colturale sostanzialmente in pareggio»: così Paolo Gazza, direttore dell’Ainpo di Parma, tra gli stand di Vegetalia. Il costo di produzione infatti, compreso il lavoro, «dovrebbe assestarsi sui 5.500-6.000€/ha nella Pianura padana e su un migliaio di euro in più nel Sud Italia». E i ricavi unitari sono noti (vedi tabella).
Pochi scossoni previsti anche sul fronte degli investimenti: a un convegno in fiera il presidente Uiapoa Gianni Brusatassi ipotizza circa 73-75mila ettari a pomodoro per il 2010, contro gli 80mila del 2009, pur ricordando che si tratta di stime perchè causa maltempo i trapianti non sono ancora iniziati. «Un calo fisiologico, non drastico, dovuto alla contrazione dei prezzi».
Lo stesso convegno non ha permesso però di arrivare a parlare di stabilità per la filiera pomodoro: ha messo a fuoco diversi interrogativi sulla convenienza della coltura, anche se li ha spostati sulla campagna 2011. Il fatto che l’aiuto indicativo Ue accoppiato sia in costante calo (1.300 €/ha nel 2008, 1.100 nel 2009 e infine 1.000 nel 2010) porta Mario Guidi, di Confagricoltura, a sottolineare: «Mille euro per ettaro restano un importo molto basso, forse è stato fissato a quel livello per dissuadere l’entrata di nuovi produttori nel comparto pomodoro. E quando nel 2011 passeremo al regime di pagamento unico le cose cambieranno drasticamente: il prezzo potrà risultare non interessante per l’agricoltore, il quale potrebbe quindi decidere di non coltivare più pomodoro da industria.
Nel nuovo regime poi le Op dovranno ritagliarsi un ruolo inedito: non saranno più necessarie per ottenere l’aiuto Ue, dovranno assumersi l’onere di condurre le trattative, trasformarsi insomma da organizzazioni di produttori in organizzazioni di prodotto.
Ma rischiamo di arrivare al 2011 impreparati, anche perchè per trent’anni agricoltori e industriali sono stati bene grazie agli aiuti, cosa che non li ha spinti a prepararsi alla svolta futura nonostante i tre anni di regime transitorio. Noi agricoltori per esempio dobbiamo riconoscere le difficoltà degli industriali, perchè una collaborazione con loro è indispensabile, anche solo per difendere il prezzo: lo dimostra il fatto che i 70 €/t non ci bastano».
Anche perchè in molte situazioni dobbiamo fare i conti con i prezzi della materia prima cinese. Lo ricorda Lorenzo Bazzana di Coldiretti: «Su 160 milioni di kg di pomodoro importati, 70 vengono dalla Cina. Ma gli attuali prezzi cinesi sono dumping, anche dumping sociale». E ora con il disaccoppiamento totale, come dice lo stesso Bazzana, «i coltivatori italiani sono liberi dalla costrizione di dover fare proprio pomodoro per ottenere l’aiuto Ue».