La fertilizzazione dello zucchino, come quella di tutte le Cucurbitacee, famiglia a cui appartiene questa specie, deve perseguire l’obiettivo di una nutrizione equilibrata e nel contempo flessibile che assecondi le diverse fasi della coltura.
Se premessa della coltivazione è la costituzione di un approfondito e robusto apparato radicale e di un fusto sviluppato e ramificato, non bisogna però mai dimenticare che l’obiettivo produttivo è il frutto, denominato peponide, per cui tutte le azioni agronomiche intraprese dall’imprenditore, non ultima la fertilizzazione, devono essere finalizzate alla massimizzazione della qualità e della quantità di frutti prodotti.
Fasi vegetative
Nella sequenza dello sviluppo della pianta si deve considerare anzitutto la prima fase, vegetativa, in cui si cura soprattutto l’adeguata impostazione dell’apparato radicale, imprescindibile per l’ancoraggio della pianta e la ricerca di nutrienti ed acqua nel suolo: per raggiungere questo obiettivo risulta determinante dal punto di vista nutrizionale l’apporto e la disponibilità di fosforo.
Nella seconda fase, sempre vegetativa, che per buona parte si intreccia alla precedente, si deve ricercare l’ottimale sviluppo della parte epigea predisponendo una ottimale messa a fiore. In questo processo svolge il ruolo principale l’azoto, che stimola la crescita vegetativa e consente di completare lo scheletro della pianta al più presto possibile.
L’attenzione che si deve avere è di non esercitare uno stimolo vegetativo troppo prolungato, in quanto questo giocherebbe un ruolo negativo nella fioritura e soprattutto nella allegagione, sfociando nella fisiopatia nefasta ai fini produttivi della colatura dei fiori.
Con la fioritura parte la fase generativa, nella quale si deve operare per favorire prima l’allegagione e poi la crescita dei frutti. Per ottenere questo risultato è necessario controbilanciare e progressivamente azzerare l’influenza dell’azoto, aumentando il peso in parte del fosforo, ma soprattutto del potassio. Servono entrambi per favorire l’arresto vegetativo delle piante e l’orientamento degli elaborati verso i peponidi mentre è in prevalenza il potassio che determina l’accumulo di zuccheri nei frutti: si deve rimarcare che il potassio è asportato in quantità assai rilevanti dalle Cucurbitacee ed in particolare dallo zucchino.
Esigenze nutrizionali
Lo zucchino in coltura protetta, pur con un ciclo di coltivazione piuttosto breve, è in grado di realizzare produzioni considerevoli, anche attorno alle 70-80 tonnellate per ettaro coltivato.
L’elemento maggiormente richiesto ed asportato è il potassio, seguito dall’azoto, mentre il fosforo necessita in quantità più limitate.
L’azoto, in generale, favorisce l’aumento del vigore vegetativo delle piante con lo sviluppo precoce e ampio dell’apparato fogliare (ciò in particolare è premessa indispensabile per l’ottenimento di elevate produzioni), una regolare fioritura ed allegagione; questo elemento, però, causa tendenzialmente una maggiore sensibilità alle malattie fungine, uno squilibrio fra parte aerea ed apparato radicale, un allungamento del ciclo colturale. Una adeguata disponibilità di fosforo è, invece, indispensabile per avere un accrescimento equilibrato della vegetazione e una maggiore precocità. Il potassio ha effetti positivi sulla formazione dei fiori femminili, sulla colorazione e lucentezza dei frutti.
Nella tabella sono riportati i fabbisogni indicativi di elementi nutritivi per tonnellata di frutti prodotti che indicano come lo zucchino sia una pianta potassofila con un rapporto di prelievo di azoto, fosforo, potassio corrispondente a circa 3.1.5.
Valori di asportazione medi in Azoto, Fosforo e Potassio dello zucchino in coltura protetta (DPI Regione Emilia-Romagna) | ||
Elemento |
Valori di asporto |
Asporto con una produzione |
Azoto (N) |
4,4 kg |
220 kg |
Fosforo (P2O5) |
1,6 kg |
80 kg |
Potassio (K2O) |
7,8 kg |
390 kg |
Le carenze
Una insufficiente disponibilità di elementi nutritivi origina inevitabilmente delle ripercussioni sulla potenzialità produttiva della coltura: passiamo brevemente in rassegna i principali sintomi collegati alle carenze nutrizionali nelle Cucurbitacee, con particolare attenzione per gli zucchini.
In potassio-carenza le foglie sono verdi bluastre lungo le nervature, mentre le zone internervali presentano sfumature bronzee. Le foglie giovani sono cerose, mentre le vecchie necrotizzano a partire dai margini e muoiono. Il frutto presenta una ridotta consistenza ed è di diametro ridotto alla base del gambo.
Nella pianta cresciuta in condizioni di scarsità di magnesio le foglie più vecchie diventano verde pallido, con strette bande ai margini di colore verde, così come le nervature; se la carenza è severa e perdurante, si formano necrosi brunastre che si allargano fino al margine fogliare.
Alcune cucurbitacee sono molto sensibili alla carenza di manganese e sviluppano una clorosi internervale a reticoli di colore giallo-verde o giallo chiara, che si diffonde poi su tutta la lamina ad eccezione delle nervature principali. Le foglie apicali possono diventare da giallo chiare fino a completamente bianche, mentre sulle foglie più vecchie si evidenzia un reticolato scuro di aspetto marmorizzato.
Se è cresciuta in condizioni di carenza di zinco la pianta presenta un aspetto cespuglioso a causa degli internodi raccorciati; la clorosi internervale di colore giallo-verdastro ha un aspetto a mosaico o a reticolo, ed evolve in giallo o biancastra sulle foglie più vecchie. Rispetto alla carenza di magnesio o manganese la clorosi è distribuita in modo più irregolare. Gli apici vegetativi con le foglie giovani assumono una conformazione a rosetta a causa del loro ridotto sviluppo. Le foglie giovani presentano un aspetto sagittato e i pochi fiori che si formano sono spesso sterili.
In carenza di boro l’apice vegetativo si rigonfia per poi diventare grigio-marrone, mentre le foglie nuove si accartocciano e muoiono. Le piante sono nanizzate a causa degli internodi raccorciati. Si registrano un ridotta fioritura ed una scadente allegagione.
Se cresciute in condizioni di carenza di calcio, le foglie più giovani appaiono biancastre e traslucide, con clorosi internervale; le foglie vecchie si curvano verso il basso, con imbrunimenti ai margini; i frutti sono piccoli, grinzosi e di sapore sgradevole.
In carenza di fosforo le foglie si presentano di colore verde opaco, piccole, a volte con sfumature bronzate, con portamento rigido ed orientamento orizzontale; il fusto appare esile e raccorciato ed i frutti sono colorati con sfumature dal verde opaco al bronzeo; lesioni necrotiche traslucide appaiono sulle lamine delle foglie più vecchie, i cui piccioli disseccano, e quindi le foglie poi appassiscono e cadono;
Piano di concimazione dello zucchino
L’assorbimento degli elementi nutritivi da parte dello zucchino, come per tutte le altre specie orticole, non è uniforme come entità ed intensità nel corso del ciclo colturale, ma varia a seconda delle fasi fenologiche.
In particolare per quanto riguarda i macroelementi azoto, fosforo e potassio, essi sono assorbiti in misura proporzionale all’accumulo di sostanza secca della pianta; ciò significa che i massimi valori si registrano durante la fioritura e l’ingrossamento dei peponidi, mentre i dati inferiori di assorbimento si verificano nelle prime fasi del ciclo e durante la fase di maturazione.
Si deve però tenere presente che le prime fasi colturali, anche se caratterizzate da bassi assorbimenti assoluti, devono essere oggetto di particolare attenzione a livello di fertilizzazione in quanto la pianta, a causa dell’apparato radicale inizialmente poco espanso ed efficiente, ha necessità di avere concentrazioni alte ed assimilabili di elementi nutritivi in prossimità delle radici assorbenti per vedere soddisfatti i suoi fabbisogni. È per questo che particolare cura deve essere posta alla concimazione di fondo organica e/o minerale.
Un piano di concimazione razionale deve essere basato sulla conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche del terreno in modo da stabilire un adeguato programma di concimazione e verificare la necessità di effettuare o meno una concimazione di arricchimento. È buona norma che l’analisi del terreno, almeno nella sua parte chimica, non sia più vecchia di 5 anni.
Per formulare il piano di concimazione dello zucchino ed inserirlo in un piano di avvicendamenti colturali è importante essere consapevoli degli asporti complessivi riportati in precedenza, ma essere anche a conoscenza che nella rotazione si devono considerare anche le restituzioni verso la coltura che segue, dato che circa il 30% dell’azoto, il 10% del fosforo e del potassio prelevati dalla coltura tornano al terreno con i residui colturali (essenzialmente le foglie e gli steli).
La programmazione della concimazione, in particolare per le colture protette, deve incardinarsi senza dubbio sulla fertilizzazione organica: lo zucchino predilige i terreni di coltivazione con alto contenuto di sostanza organica e per questo la concimazione di questa tipologia (fino a 15 tonnellate di letame maturo ogni 1000 metri quadri) è altamente consigliata. Il problema può essere quello della reperibilità del letame maturo: ecco allora che esso in molti casi viene sostituito da ammendanti di altro tipo, derivanti da compost, da residui di potatura o da altre fonti.
Macroelementi
Esaminiamo ora nel dettaglio gli aspetti relativi alla fertilizzazione con i tre macroelementi.
L’azoto
È l’elemento nutritivo che maggiormente influisce sulla produzione dello zucchino. L’applicazione dei fertilizzanti azotati, però, richiede maggiori attenzioni rispetto a quella con fertilizzanti fosfatici e potassici, soprattutto nel fissare la dose ottimale da somministrare, in quanto gli errori, sia in difetto sia in eccesso, si pagano in termini di quantità e/o di qualità della produzione.
Inoltre, la notevole mobilità nel terreno di certe forme di azoto rende necessarie alcune precauzioni per la salvaguardia dell’ambiente (inquinamento delle falde acquifere da parte dell’azoto nitrico).
Il fabbisogno di concimazione azotata risulta dalla differenza tra il quantitativo prelevato dalla coltura durante la sua coltivazione ed il quantitativo di azoto minerale disponibile nel terreno a inizio ciclo più quello che si rende disponibile, nel corso della stagione, per mineralizzazione della sostanza organica presente nel suolo; sul tutto incidono poi le variabili legate alla efficienza della tecnica applicativa ed alla tipologia di fertilizzanti azotati impiegati.
Il peso dell’azoto liberato dalla mineralizzazione della sostanza organica può essere rilevante, in quanto il terreno adibito alla coltivazione di zucchino viene abbondantemente letamato.
Per produzioni attese di 70-80 t/ha la coltura deve potere disporre di 300-350 kg di azoto: dato che una ricca letamazione, dell’ordine delle 10 tonnellate ogni 1000 metri quadri, può liberare nel corso del ciclo colturale dello zucchino 100-120 unità di azoto, ne deriva che gli apporti di azoto da effettuare si possono limitare alle 200 unità, che è bene frazionare durante il ciclo colturale, preferibilmente in fertirrigazione.
Una buona disponibilità di azoto già nelle primissime fasi del ciclo è cruciale per la crescita e lo sviluppo ottimale della coltura.
I problemi che possono derivare da un eccessivo assorbimento di azoto da parte dello zucchino sono la colatura dei fiori e la filatura della pianta. Soprattutto la filatura della pianta è un problema ricorrente per lo zucchino e viene indotta, oltre che dalla scarsa luminosità, anche dalla quantità e dalla tipologia di azoto disponibile: l’allungamento degli internodi della pianta si ripercuote negativamente sul numero di stacchi e va ad aggravare l’incidenza del costo delle operazioni colturali volte al sostegno della pianta.
Fosforo
La dose di fosforo da somministrare deve essere determinata in funzione della dotazione del terreno in fosforo assimilabile.
Quando il livello di fosforo è molto basso la risposta alla concimazione fosfatica è evidente e significativa per tutte le colture. È consigliata una concimazione di arricchimento, impiegando fino a 160-180 unità di P2O5. Le concimazioni di arricchimento debbono proseguire fino a quando non si raggiunge il livello di sufficienza per tutte le colture della rotazione.
Se invece la dotazione di fosforo del terreno è classificata come bassa la risposta alla concimazione è meno diretta, ma è comunque probabile per tutte le colture. Anche in questo caso si consiglia una concimazione di arricchimento, con dosaggi inferiori, nell’entità massima di 120-150 unità di P2O5.
Con un livello medio di fosforo nel suolo si opera una concimazione dell’ordine massimo delle 80-120 unità di P2O5. La dose elevata si distribuisce se si ritiene necessario compensare la retrogradazione del fosforo causata dalla presenza elevata di calcare attivo.
Se il livello di fosforo è alto è sufficiente concimare con una quantità limitata di fertilizzante, pari a 40-80 unità di P2O5.
La dotazione di fosforo assimilabile del terreno può ritenersi normale quando soddisfa le esigenze di tutte le colture della rotazione, a cominciare da quelle più esigenti.
Considerando la scarsa mobilità di questo elemento, la dose somministrata in pre trapianto è bene sia interrata con la lavorazione principale per portarla nello strato di terreno interessato dalla massa delle radici: quella somministrata con la fertirrigazione, invece, riesce a scendere con il flusso dell’acqua irrigua fino a livello dell’apparato radicale. In coltura protetta in genere si fa largo uso della fertirrigazione e si riserva per la distribuzione in copertura di fosforo una frazione corrispondente al 25-30% del totale.
All’impianto si consiglia l’applicazione di una concimazione fosfatica con effetto starter che favorisce lo sviluppo dell’apparato radicale, la crescita iniziale della coltura e l’apparizione precoce dei fiori. Tale concimazione è generalmente effettuata con specifici fertilizzanti liquidi o microgranulati, di natura chimica o organo-minerale; in certi casi questi fertilizzanti sono arricchiti con un microelemento che, in genere, per la sua sinergia con il fosforo, è lo zinco.
Potassio
Le necessità degli zucchini per il potassio sono elevatissime, con la massima richiesta che si esplica durante l’allegagione e l’ingrossamento dei peponidi.
Le dosi da apportare vengono calcolate, come per il fosforo, tenendo conto della dotazione del terreno in potassio scambiabile e della valutazione agronomica che l’analisi chimica dà di tale dotazione, in rapporto alle esigenze delle colture.
Per un livello di potassio basso nel suolo si consiglia di apportare all’impianto degli zucchini fino a 300-400 unità di K2O.
In caso di livello medio di potassio l’apporto di fertilizzante per gli zucchini deve essere comunque ingente, nell’ordine massimo delle 180-250 unità di K2O, con finalità di mantenimento delle dotazioni potassiche.
Se il livello di potassio nel suolo è alto la risposta alla concimazione potassica non è, in genere, evidente. Per le colture esigenti come lo zucchino la concimazione potassica è comunque consigliata, nell’ordine delle 150 unità di K2O.
Il potassio è poco mobile nel terreno, a meno che la tessitura non sia molto sabbiosa: è quindi bene interrare la dose prevista in pre trapianto con la lavorazione principale. Il concime potassico generalmente utilizzato a questo scopo nei nostri terreni è il solfato di potassio (titolo 50-52%).
In questa coltura, abbondantemente irrigata, in genere è vantaggioso frazionare la concimazione potassica apportandone circa la metà del totale in fertirrigazione nel periodo di coltivazione impiegando sempre solfato potassico, oppure nitrato di potassio o concimi complessi cristallini.
L’articolo è pubblicato su Colture Protette n. 7/2019
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