Rucola selvatica e accumulo di nitrati

rucola nitrati
Risultati di un biennio di prove varietali in Friuli Venezia Giulia

La rucola è una specie ad elevata capacità di accumulo di nitrati e nei tagli invernali in alcuni casi può capita il superamento delle soglie massime indicate dall’Ue, pur operando in azienda a conduzione biologica.

La coltivazione di orticole da taglio rappresenta un tratto caratterizzante dell’orticoltura friulana, anche se non può essere raffrontata in termini di superfici e produzioni con quanto presente in altre aree orticole del paese. La rucola selvatica, analogamente a quanto accaduto nel resto del paese, ha praticamente soppiantato la coltivazione del tipo coltivato e si effettua a terra, in cicli autunno vernini, in apprestamenti protettivi, sia in aziende convenzionali che biologiche. In quest’ultime al fine di controllare efficacemente e naturalmente le infestanti si preferisce procedere al trapianto su aiuole pacciamate piuttosto che alla semina.

La coltivazione di questa ed altre specie da foglia nel periodo invernale pone non solo problemi di ordine agronomico ma anche potenziali rischi per la salute umana dovuti all’accumulo di nitrati tanto che l’Ue ha emanato regolamenti in materia tesi a stabilire i limiti massimi di nitrati nelle parti eduli di alcune orticole da foglia o taglio. L’ultimo regolamento Ue in materia, n° 1258/11 del 02/12/2011 stabilisce per la rucola un limite massimo in nitrati, per raccolte comprese fra il 1° ottobre ed il 31 marzo, di 7.000 mg NO3/kg di peso fresco che scendono a 6.000 mg NO3/kg per raccolte comprese fra il 1° aprile ed il 30 settembre (Gucce, 2011).

In questi ultimi anni una miriade di lavori scientifici in materia hanno contribuito a chiarire la dinamica che regola l’accumulo dei nitrati e hanno dato indicazioni su quale sia la corretta tecnica colturale in campo e nel post raccolta per limitarne la presenza nelle parti eduli (Magnifico, Gonnella, 2011). Tuttavia si hanno ancora poche informazioni sul comportamento delle singole varietà coltivate fra le specie orticole a maggior rischio di accumulo.

Lo scopo del presente lavoro è stato quello di indagare il comportamento di alcuni genotipi di rucola selvatica presenti sul mercato italiano, non solo in termini produttivi e qualitativi ma anche salutistici valutando il contenuto di nitrati, operando in regime di coltivazione biologica.

Materiali e metodi

La prova è stata condotta presso un’azienda biologica sita nella media pianura friulana (latitudine 46°N). La coltivazione è stata effettuata in tunnel freddo largo 5 m ed alto sul colmo di 3,2 m e coperto con un film in Pe. In entrambe i cicli di prova la rucola selvatica è stata preceduta da una coltivazione di lattuga da cespo.

La rucola ha beneficiato della concimazione usualmente praticata in azienda sulla coltura precedente che era così composta: letame maturo pari a 60 t/ha, un concime organico con titolo 15-1,4-2,5 in ragione di 0,3 t/ha e stallatico pellettato con titolo 3,5-3,5-3,5 in ragione di 0,67 t/ha.

In entrambi i cicli di prova si è proceduto alla coltivazione su aiuole pacciamate con film plastico nero in PE da 0,05 mm ed al trapianto delle piantine con un sesto d’impianto di 0,10 x 0,10 m. Il primo ciclo di coltivazione è iniziato il 30/10/2013 ed ha comportato due tagli rispettivamente il 19/11/2013 ed il 30/01/2014, mentre il secondo ciclo ha preso avvio con il trapianto il 27/10/2014 ed ha comportato 3 tagli (17/11/2014, 27/01/2015, 13/03/2015). La raccolta dei dati è stata effettuata nell’arco di un’ora nella tarda mattinata di giornate soleggiate.

Ad ogni taglio sono stati rilevati i dati produttivi, il valore Spad, e si è proceduto alla determinazione del contenuto in nitrati. Questa misura è stata effettuata sul materiale fresco estratto in acqua demineralizzata (rapporto foglie/estraente utilizzato 1/10 p/v), utilizzando l’analizzatore a flusso segmentato Skalar SAN++ (Skalar Analytical B.V., Breda, Netherlands) che sfrutta la reazione di Griess-Ilosvay, previa riduzione dei nitrati a nitriti per passaggio attraverso una colonnina di cadmio ramato, in accordo alla procedura ISO 13395 (1996).

Le varietà in prova sono state 4 nel primo ciclo di prove e 5 nel secondo. È stato adottato uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con 3 repliche e parcella elementare di 3 m2. I parametri agronomici ed analitici rilevati sono stati sottoposti ad Anova ed al Duncan multirange test utilizzando il pacchetto statistico CoStat vers. 6.4.

Risultati e discussione

Prima prova

I risultati riportati evidenziano un contenuto in clorofilla, rappresentato dal valore Spad, analogo fra le cultivar prese in esame. La produzione al 1° e 2° taglio è risultata piuttosto bassa e non statisticamente differente fra le cultivar mentre la produzione complessiva, somma dei due tagli, è risultata significativamente più alta per la Sel. ISI, Tricia e Capitale.

Come prevedibile il contenuto medio in nitrati è risultato più basso nel taglio effettuato a novembre rispetto a quello effettuato a fine gennaio, ma se nel primo taglio (ad eccezione di un caso) i valori sono risultati al di sotto dei limiti massimi ammessi, nel secondo taglio hanno sempre superato le soglie prescritte. Per quanto riguarda il comportamento delle cultivar in prova, Tricia ha fatto registrare il più alto contenuto di nitrati in entrambi i tagli, in particolare il valore è risultato significativamente superiore a Winner nel primo taglio del +45,6% ed alla Sel. ISI e Capitale nel secondo taglio: rispettivamente +33,5% e +35,7%.

Seconda prova

I valori di Spad misurati evidenziano un significativo maggior contenuto in clorofilla nella cultivar Capitale. La produttività delle cultivar in prova risulta elevata sia nel primo che nel terzo taglio ma senza differenze significative trale varietà. Analizzando la produzione cumulata si conferma l’elevata produttività di questo ciclo di coltura e l’assenza di differenze significative fra le cultivar.

Esaminando l’andamento nel contenuto in nitrati nei vari tagli, si conferma come i valori più alti si abbiano nella raccolta di pieno inverno mentre i più bassi in quella di inizio primavera. Va rilevato che, a differenza di quanto osservato nella prima prova, i valori sono risultati mediamente più bassi.

I nitrati misurati nel primo taglio sono risultati al di sotto della soglia critica tranne per Captiva che ha segnato un valore superiore del 57,4% rispetto alla media delle altre cultivar. Nel secondo taglio l’andamento è stato analogo tranne per Capitale, che ha superato il limite di legge ed ha fatto registrare valori superiori del 19,0% rispetto alla media delle altre cultivar. Infine nel terzo taglio tutti i genotipi in prova hanno fatto misurare valori al di sotto del limite imposto dall’UE per il periodo di coltura (7.000 mg NO3/Kg di peso fresco).

Comportamento nel biennio

La produttività nel biennio è stata buona per tutte le cultivar a confronto senza differenze statisticamente significative. Il contenuto in nitrati è stato influenzato in maniera molto significativa dall’annualità e in maniera più contenuta dal genotipo. Nell’ambito delle cultivar a confronto, Tricia ha fatto registrare i valori medi più alti (6702 mg NO3/kg peso fresco) risultati poco al di sotto della soglia massima ammissibile e significativamente superiori alla Sel. ISI.

Conclusioni

La ricerca ha confermato come la rucola sia una specie ad elevata capacità di accumulo di nitrati, fenomeno che, come prevedibile, si è acuito nei tagli invernali causando in alcuni casi il superamento delle soglie massime indicate dall’Ue, pur operando in azienda a conduzione biologica.

Se l’andamento stagionale, a parità di tecnica agronomica, ha avuto una forte influenza sull’accumulo dei nitrati nei tessuti (differenze pari a circa il 50%), anche la scelta varietale sembra poter determinare in maniera non trascurabile il contenuto di nitrati nelle parti eduli della rucola selvatica. Le differenze massime nel contenuto in nitrati fra i genotipi sono infatti state pari a circa il 16%.

(1) ERSA FVG – Servizio Fitosanitario e chimico, ricerca, sperimentazione ed assistenza tecnica, Pozzuolo del Friuli (UD);

(2) CRITA - Udine;

(3) DISA- UNIUD.

L’articolo completo di tabelle è disponibile su richiesta presso la redazione di Colture Protette

Rucola selvatica e accumulo di nitrati - Ultima modifica: 2015-12-11T10:02:57+01:00 da Sandra Osti

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