Cetriolo, la difesa integrata risolve i problemi

Gli afidi giocano un ruolo di primo piano. Il lancio di organismi utili e razionali strategie di difesa

Tra le cucurbitacee coltivate in serra, il cetriolo (Cucumis sativus) occupa sicuramente un ruolo di rilievo in Italia settentrionale con particolare riferimento agli areali di produzione orticola dell'Emilia Romagna e del Veneto.

In questi comprensori l'ampia scalarità di trapianto determina un lungo periodo di raccolta; consideriamo che dai trapianti di febbraio/marzo la coltura può arrivare a produrre fino a luglio, mentre i trapianti estivi allungano successivamente il calendario di raccolta fino ad ottobre/novembre.

Durante questo lungo periodo la coltura è sottoposta alla pressione di diversi fitofagi, che si possono sviluppare rapidamente se non vengono adeguatamente controllati: afidi, ragnetto rosso, tripidi e aleurodidi.

La raccolta del cetriolo è quotidiana, per cui occorre entrare in serra ogni giorno, per staccare un prodotto che risponda sempre al meglio alle caratteristiche merceologiche chieste dal mercato: questa caratteristica, che contraddistingue il cetriolo, implica un'importante problematica legata al rispetto dei tempi di carenza.

La strategia di difesa deve, quindi, soddisfare due importanti requisiti:

1- efficacia nei confronti dei fitofagi;

2- rispetto delle norme sanitarie nei confronti dei consumatori e degli operatori agricoli.

In tal senso occorre predisporre un programma di interventi molto oculato lavorando in prevenzione e sfruttando tutte le risorse messe a disposizione dalle tecniche di difesa biologica attraverso introduzioni (lanci) in serra di organismi utili (ausiliari) ed interventi chimici mirati sui primi focolai di infestazione durante le prime fasi di coltivazione e perciò ancora molto lontano dal periodo di raccolta. L'applicazione di strategie di difesa integrata consente poi di poter valorizzare al meglio le potenzialità dell''entomofauna utile selvatica in grado di colonizzare le serre e svolgere un importante ruolo di equilibratore rispetto alle infestazioni dei fitofagi.

 Gli afidi

Gli afidi rappresentano senza dubbio i fitofagi chiave per la coltura: la loro presenza è costante negli anni pochi o molti che siano. La specie di riferimento è l'Aphis gossypii , in grado di danneggiare lo sviluppo corretto della coltura e di concorrere significativamente a deprimerne il risultato economico.

La difesa dagli afidi si basa su introduzioni precoci, ovvero al primo apparire delle forme alate dell'afide, del parassitoide Aphidius colemani.  In questi lanci precoci si sfrutta al meglio l'elevata capacità di ricerca che manifestano le femmine del parassitoide in cerca di un ospite per la deposizione dell'uovo.

Il programma di difesa biologica prevede di introdurre in serra 0,5-1 individui per metro quadrato ad ogni lancio per una sequenza di almeno 6-8 settimane. Negli anni si è notato che questa costante introduzione del parassitoide permette di limitare lo sviluppo del fitofago fin dalle prime fasi e consente di guadagnare tempo utile perché poi possano dire la loro anche gli ausiliari selvatici, che si portano sulla coltura e concorrono significativamente alla regolazione delle infestazioni dell'afide.

A volte può essere necessario integrare l'impiego degli organismi utili con trattamenti localizzati per controllare focolai di infestazione: è possibile impiegare per questi interventi le sostanze attive flonicamid e pimetrozine, compatibili con l'azione degli insetti utili.

Il ragnetto rosso

Il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) rappresenta uno dei principali fitofagi per il cetriolo.

I problemi maggiori si registrano in piena estate, quando le condizioni climatiche sono ottimali per l'acaro: in questo periodo il ragnetto può dare luogo ad importanti infestazioni con vistose manifestazioni a danno della coltura.

Le piante colpite ingialliscono e deperiscono con le conseguenti ripercussioni sulla produttività finale.

La principale risorsa da mettere in campo per controllare la presenza del ragnetto è rappresentata dall'acaro fitoseide predatore Phitoseiulus persimilis.  Questo fitoseide è in grado di svolgere un importante ruolo di limitatore dello sviluppo del fitofago del quale si ciba attivamente sia da adulto che in fase giovanile. I lanci vanno dimensionati diversamente in base all'epoca:

1 - per i trapianti di marzo si lavora con 10-12 fitoseidi a metro quadrato distribuiti in almeno 2-3 lanci;

2 - per i trapianti estivi, siccome si lavora subito in condizioni molto favorevoli al fitofago, si aumenta la dose fino a 15-20 fitoseidi a metro quadrato sempre in almeno 2-3 lanci.

È bene sempre tenere sotto controllo il rapporto dinamico che si instaura tra la popolazione del ragnetto e quella del fitoseide e qualora si dovesse registrare una situazione problematica ovvero con uno sviluppo lento dalle popolazione del fitoseide fino a registrare valori superiori a 20 ragnetti rossi per ogni fitoseide (rapporto 20/1), è possibile intervenire con trattamenti di soccorso a base di exitiazox o bifenazate, sostanze attive compatibile con i programmi di difesa biologica. Queste situazioni problematiche prendono generalmente il via da focolai ben definiti, che si possono evidenziare con un'attenta e costante sorveglianza della coltura; così è possibile interventi precoci e localizzati solo sui punti di sviluppo del fitofago.

Il tripide

Il tripide Frankliniella occidentalis produce danni diretti su foglie e frutti del cetriolo:

- rugginosità/bronzatura;

- decolorazioni.

È possibile monitorare la presenza del tripide impiegando le trappole cromotropiche azzurre.

L'alimentazione diretta sulle foglie ha portato a preferire, per piani di difesa biologico integrata del cetriolo l'impiego di due specie di fitoseidi: Amblyseius swirskii e A. cucumeris alla dose di 100-150 individui complessivi per metro quadrato.

Il primo è da preferire in condizioni di contemporanea presenza di mosca bianca, mentre il secondo, più specifico per il tripide, va scelto in condizioni colturali in cui occorre controllare esclusivamente lo sviluppo delle popolazioni del tripide. Questi ausiliari possono essere introdotti sulla coltura secondo due diverse modalità che si differenziano per la modalità operativa ed anche per il tipo di azione portato avanti, per cui se ne può preferire l'uno o l'altro in base alle esigenze colturali ed all'epoca di impiego:

1 - individui introdotti (in uno o due lanci) a partire da materiale disperdente offrono un'azione più veloce e meglio si adattano alle condizioni colturali estive;

2 - l'impiego di sacchetti (bags) a rilascio progressivo si lasciano preferire in primavera per introduzioni preventive.

Non è nemmeno escluso l'impiego di entrambe le tecniche di lancio.

Gli aleurodidi

Gli aleurodidi su cetriolo sono rappresentati da infestazioni, sporadiche nella seconda metà della stagione, di Trialeurodes vaporariorum.

Queste piccole moschine bianche determinano un generale indebolimento della pianta per la sottrazione di sostanza nutritiva nonché problemi indiretti dovuti all'emissione di melata ed al conseguente sviluppo di fumaggini.  Le possibilità di difesa biologica sono legate all'impiego del fitoseide Amblyseius swirskii, attivo sulle mosche bianche ed anche sui tripidi.

Occorre raggiungere i 100-150 individui complessivi per metro quadrato.CP1_Ort1_Marzocchi

La raccolta quotidiana del cetriolo complica notevolmente le strategie di difesa: è praticamente impossibile a raccolta avviata rispettare i tempi di carenza dei trattamenti senza dover prevedere una perdita di prodotto. Un importante aiuto viene dall'applicazione razionale delle tecniche di difesa biologica. L'impiego degli ausiliare permette di superare questo problema, rispettando i requisiti merceologici della coltura.

Gli interventi chimici possono mantenere un ruolo strategico sui focolai di infestazione e durante le prime fasi di coltivazione.

 

Cetriolo, la difesa integrata risolve i problemi - Ultima modifica: 2015-03-05T12:00:36+01:00 da Lucia Berti

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