Nell’areale sud orientale della Sicilia la melanzana viene coltivata su superfici notevoli, nella provincia di Ragusa, nelle colture protette, sono destinati a tale coltura circa 500 ettari. Il trapianto della melanzana avviene tra metà settembre e metà ottobre e la raccolta si effettua da novembre alla fine di giugno.
Questa solanacea ha cultivar sensibili a nematodi e a vari patogeni tellurici quali Phytophthora spp., Fusarium spp., Verticillium dahliae. Racconta Salvatore Arfò, responsabile tecnico di Area Verde Vivai di Pachino (Sr), «Quasi il 90% delle piante viene innestato sia per evitare i problemi fitosanitari che per migliorare la produttività, le piante innestate principalmente su Solanum torvum sono, infatti, più vigorose e più produttive».
Tale portainnesto originario dall’India, ormai ampiamente utilizzato in Sicilia, possiede elevate esigenze termiche e quando le temperature si abbassano, nonostante l’areale siciliano sia caratterizzato da inverni miti, riduce le sue performance. Spiega Arfò «Per ovviare a tale problema sono state introdotte alcune selezioni di portainnesto di melanzana, mentre portannesti di pomodoro vengono impiegati per brevi e intensi cicli».
In riferimento all’innesto, espressione di massima innovazione tecnologica ortovivaistica è quello su cubetto pressato che consente di avere radici più ramificate, piante più robuste e precoci.
Consorzi microbici
Oltre alla già ben nota tecnica dell’innesto sinonimo di vigoria e sanità, per contrastare i patogeni tellurici e incrementare la produttività, una pratica oggi usata è l’inoculo del suolo con consorzi microbici. Questi ultimi migliorano la rizosfera ed agevolano lo sviluppo dell’apparato radicale, ottimizzando l’assorbimento degli elementi nutritivi, con influenze positive sulla produttività.
Nella Sicilia sud orientale, il fuori suolo, già diffuso per la coltivazione di pomodoro, si sta diffondendo e sta rappresentando un’innovazione tecnica per la melanzana. La crescita di tale tecnica nel tempo è dovuta principalmente al limite di impiego dei geodisinfestanti, alla diffusione della fibra di cocco e alla sua semplicità di applicazione anche ad aziende agricole tradizionali e con strutture semplici.
Spiega Giuseppe Alessandrello, responsabile tecnico di Ortonatura di Vittoria (Rg), “Le piantine per le coltivazioni fuori suolo sono di solito propagate su torba, che ben si adatta al substrato più diffuso in Sicilia che è la fibra di cocco, in generale la fibra va scelta in base alla conducibilità dell’acqua irrigua».
Recenti esperienze hanno però evidenziato che la propagazione su cubetto di fibra di cocco dà alla pianta una migliore struttura e migliori produzioni. Continua Alessandrello, «È possibile usare piante franco di piede così da ovviare il problema della compatibilità nesto-portainnesto, mentre è consigliabile l’impiego di piante innestate su ibridi di melanzana se l’azienda intende fare un ciclo lungo e/o in casi già accertati di presenza di Fusarium».
Al fine di realizzare soluzioni atte a migliorare l’operatività del comparto produttivo sono richiesti sforzi nuovi e costanti, di questi tempi, gli agricoltori che vogliono sopravvivere sono sempre alla ricerca di innovazioni di processo e di prodotto, l’imperativo è garantire la qualità a livello della filiera.
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