Senza un’adeguata meccanizzazione non esiste moderna orticoltura. Ecco perché nelle aree orticole intensive sparse per l’Italia il ricorso alle macchine e attrezzature agricole è non solo continuo, ma sempre più improntato alla ricerca di novità che possano perfezionare i processi produttivi, migliorare la qualità dei prodotti orticoli, ridurre i costi di produzione. È il caso, ad esempio, della Capitanata, la pianura foggiana punta di diamante dell’orticoltura italiana nella produzione di asparago, cavolfiore, cavolo broccolo, altri cavoli, carciofo, finocchio, melanzana, peperone, pomodoro da industria e da mensa, spinacio, zucca, zucchino e altre ortive da pieno campo e in coltura protetta. «Rispetto sia alla disponibilità sul mercato di macchine e attrezzature moderne sia alla qualità media del parco macchine delle aziende orticole italiane, le aziende foggiane sono sicuramente all’avanguardia – dichiara Giorgio Mercuri, presidente della cooperativa Giardinetto di Orsara di Puglia (Fg) e vicepresidente dell’Op Apo Foggia, nonché presidente di Fedagri-Confcooperative –. L’appartenenza dell’Italia al mercato unico europeo e, ancor più, la globalizzazione dei mercati hanno accentuato la competizione, costringendo le aziende che resistono alla pressione della concorrenza a puntare sull’innovazione tecnologica anche nell’allestimento del parco macchine. Una scelta peraltro obbligata se si considerano sia la scarsità di manodopera disponibile, sempre più difficile da reperire, sia il suo basso livello professionale, a causa della sua composizione costituita in gran parte da stranieri, non esperti del comparto».
Il supporto dell’elettronica
perché diverse aziende orticole hanno introdotto nei processi produttivi macchine speciali e persino macchine di precisione, capaci, con l’ausilio di moderne strumentazioni elettroniche, di eseguire interventi agronomici tenendo contro delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo. «Mi riferisco a macchine moderne, come le trapiantatrici, le sarchiatrici a lettura ottica, dotate di fotocellule in grado di “leggere” la presenza delle piante e quindi di non indirizzare gli organi lavoranti su esse, nonché molto versatili perché utilizzabili su numerose colture orticole, le irroratrici a basso volume di nuova generazione, che consentono, a parità di efficacia, di risparmiare acqua e prodotti fitosanitari, le macchine per la stesura dei teli pacciamanti, le macchine agevolatrici per la raccolta dell’asparago, le macchine per la raccolta del pomodoro da industria e altre ancora».
Sistemi Gps
Cominciano poi, aggiunge Mercuri, a essere diffusi i sistemi di guida automatica o assistita, operanti mediante un ricevitore satellitare Gps collegato al trattore agricolo, che permette l’identificazione in tempo reale della posizione. «Il sistema di guida automatica agisce direttamente sullo sterzo, quello di guida assistita prevede un computer palmare su cui sono schematizzate la dimensione del campo e la forma del trattore: entrambe mantengono esattamente parallele le passate con una minima sovrapposizione, con risparmio di tempo e senza sprechi. Oppure le macchine per il dosaggio variabile, che lavorano in stretto contatto con dati acquisiti durante la raccolta: in fase di concimazione il software, analizzando i dati di produzione, identifica le zone in cui la resa è stata più bassa e permette alla macchina di rilasciare automaticamente una quantità maggiore di concime».
Il supporto del Psr
Nell’ammodernamento del parco macchine gli orticoltori foggiani sono stati e vengono agevolati, sottolinea Mercuri, attraverso due importanti canali finanziari: il Psr 2007-2013 e i Piani operativi rientranti nell’Ocm ortofrutta. «Bisogna riconoscere che in Puglia il Psr 2007-2013, attraverso la Misura 121 “Ammodernamento delle aziende agricole”, ha facilitato l’acquisto di macchine e attrezzature innovative per la diminuzione degli effetti negativi sull’ambiente. Non pochi orticoltori hanno approfittato proprio degli incentivi forniti dal Psr per sostituire le macchine prive di adeguati sistemi di sicurezza con altre rispondenti ai requisiti ultimi previsti dal legislatore. Il Psr ha concesso finanziamenti a fondo perduto sul 50% del valore imponibile di macchine o attrezzature; per l’altro 50% e l’Iva gli agricoltori hanno dovuto fare ricorso a prestiti bancari, abbastanza facili da ottenere poiché il bene garantisce il prestito, con finanziamenti a cinque anni a tassi del 4,5-5%, non proprio bassi, coerenti con il costo più elevato del denaro applicato dal sistema bancario al Sud, ma comunque abbastanza sopportabili».
I piani operativi delle Op
Se il Psr ha costituito un ottimo canale di finanziamento, soprattutto per le aziende orticole più grosse, meglio organizzate e con maggiori capacità economiche, «per tante aziende piccole e medie - rileva Mercuri - si sono dimostrati provvidenziali i Piani operativi delle Op ortofrutticole. Infatti per gli orticoltori soci di cooperative facenti parte di Op, come la Giardinetto, hanno reso possibile l’accesso a fondi comunitari legati proprio all’acquisto di macchine innovative costose e spesso ingombranti, delle quali il singolo orticoltore non può permettersi non solo l’acquisto e il successivo costo di ammortamento, ma neanche il ricovero. In Capitanata quasi tutte le aziende orticole non hanno un centro aziendale, quindi non possiedono locali per ospitare macchine e attrezzature agricole. Solo le aziende orticole più grosse, capaci di assumere un salariato fisso che controlli notte e giorni i mezzi agricoli, vantano un centro aziendale con strutture per il ricovero di macchine e attrezzature. Altre, pur disponendo di qualche locale, non ci provano neanche a utilizzarlo come ricovero per i mezzi agricoli, perché il rischio di furti è altissimo». I Piani operativi garantiscono il 50% a fondo perduto sul prezzo di acquisto delle macchine. «L’altra metà viene pagata col fondo di esercizio istituito dalle cooperative per partecipare ai Piani operativi e alimentato dai soci con quote costituite dal 4,1% della produzione lorda vendibile di ogni coltura orticola di ciascuna azienda. L’agricoltore socio, quando utilizza una di queste macchine di proprietà comune, deposita una cauzione, necessaria per riparare eventuali danni arrecati alla macchina e variabile a seconda del tipo di macchina e del numero di ettari posseduti dall’azienda richiedente per la specifica coltura orticola interessata». Per le aziende orticole piccole e medie, e soprattutto quelle non associate a una cooperativa, in maggiori difficoltà nell’acquistare e ammortizzare una macchina agricola, Mercuri propone una soluzione «ancora pressoché estranea alla cultura italiana, tranne un esempio lungimirante in provincia di Brescia, ma molto diffusa altrove in Europa: il noleggio delle macchine e attrezzature attraverso apposite società, costituite da privati oppure dagli stessi agricoltori. È una soluzione addirittura preferibile a quella del contoterzismo, il cui limite è l’impossibilità per il contoterzista di operare nello stesso tempo in due o più aziende. Una soluzione che consentirebbe alle aziende orticole di non commettere più l’errore, come è accaduto a tante negli ultimi anni, di sovradimensionare il parco macchine con acquisti avventati e ritrovarsi piene di debiti e nell’impossibilità sia di saldarli sia di portare a conclusione i piani di ammortamento».
Allegati
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