Lo zucchino è una coltura che trova collocazione sul mercato tutto l’anno. La superficie siciliana è, tuttavia, leggermente in calo rispetto agli anni passati. «La flessione degli areali – afferma Sebastian Nigro, agronomo di Costantia srl di Vittoria (Rg) – dipende da diversi fattori, non solo legati alla crisi generale. Per sostituire le solanacee, colture di elezione della zona Sud orientale della Sicilia, sofferenti della competizione di Marocco e Spagna, lo zucchino sembrerebbe una valida alternativa, seguito solitamente, in seconda campagna, dal peperone. Con i progressivi cambiamenti climatici si è registrata un’ulteriore riduzione del ciclo colturale anche di 30-40 giorni comportando un accorciamento del periodo di coltivazione e vendita. Per i trapianti tardivi la produzione maggiore si concentra tra gennaio e marzo, ma possibili aumenti di temperatura in questo periodo possono causare l’invecchiamento della pianta con un calo di prezzo. Nello stesso periodo, inoltre, arrivano sui mercati le zucchine di Latina, Fondi e del Sud Italia, con un prodotto più fresco rispetto al nostro. Per questi motivi, negli ultimi anni gli agricoltori si sono trovati a dover estirpare ad aprile concludendo la campagna ancora in anticipo e, nella maggioranza dei casi, si decide di fare solo cicli precoci o di puntare su altre colture».
Gli impianti
«La coltivazione – spiega Giuseppe Brafa, tecnico dell’azienda Colle d’Oro di Ispica (Rg) – avviene principalmente in tunnel piccoli o grandi dalle dimensioni solitamente di 2 m di altezza x 3 m di larghezza, che rappresentano la maggioranza, oppure di 3,5 m di altezza x 6 m di larghezza, dimensioni queste ultime più razionali dal punto di vista economico in quanto le tare diminuiscono e permettono di risparmiare sulla voce di costo derivante dall’acquisto dei materiali plastici di copertura». I tunnel piccoli s’impiegano solitamente per produzioni precoci con trapianti di settembre-ottobre seguiti da una seconda coltura, i tunnel più grandi invece, così come le serre (diffuse soprattutto nella zona di Vittoria e Santa Croce Camerina), s’impiegano per i trapianti di fine ottobre-inizi di novembre, quando si sceglie la campagna diretta. L’impianto avviene in un terreno solitamente solarizzato e trattato con i diversi formulati nematocidi registrati su zucchino. «Oggi è disponibile anche un prodotto registrato in bio – spiega Nigro – a base di flavonoidi solforati, appartenenti alla famiglia della propoli oleosa ad azione nematocida e fungicida, che si distribuisce in drip irrigation sotto il telo solarizzante». Se non si ha un telo, ma solo le singole strisce pacciamanti si può impiegare letame pellettato contenente neem e pungam che contemporaneamente fertilizza e svolge azione repellente nei confronti dei nematodi. Il sesto d’impianto è di 0,7 m sulla fila e 1-1,2 m tra le file nelle serre a capannina tradizionali, mentre nelle serre di maggiore cubatura la distanza sulla fila sale a 0,85-1 m e, nei tunnel, in base alle dimensioni, si può invece diminuire leggermente la distanza.
Tecnica colturale
Per quanto riguarda la tecnica colturale «un aspetto da non sottovalutare è la pacciamatura – sottolinea Alfonso D’Aquila, responsabile per l’area Sicilia del gruppo Apofuit – sia in pieno campo sia in serra e l’uso di tutori, che permettono di aumentare il numero di tagli e migliorare la sanità del prodotto». Il telo pacciamante può essere di diverse tipologie, molto spesso si utilizza il nero per le colture tardive di ottobre e quello bianco/nero per i cicli precoci. «Il tutore – continua Nigro– può essere rappresentato da un filo di spago o da una canna di bambù, attorno alla quale l’operatore blocca la foglia. La canna, tuttavia, con il tempo marcisce ed è vettore di malattie. Per contro, con lo spago aumentano i problemi legati allo smaltimento del materiale e il lavoro necessario alla sua eliminazione prima della lavorazione del terreno». La manodopera necessaria a tutte le operazioni colturali rappresenta il 46,9% dei costi totali e in particolare, considerando solo questa voce, le operazioni di raccolta incidono per oltre il 52%.
La difesa
La difesa in copertura si effettua per i nematodi con vari formulati di sintesi e bio (tra questi ultimi molti hanno periodo di carenza zero). Oltre all’oxamyl si possono impiegare formulati a base di Paecilomyces lilacinus, un fungo patogeno facoltativo di uova di nematodi, Pochonia chlamydosporia e Streptomyces avermitilis che svolgono azione ovicida e rilasciano contemporaneamente delle ecotossine della famiglia delle avermectine ad azione nematocida. A questi si aggiungono propoli oleosa a base di isotiocianato di metile e olio di neem. Per quanto riguarda, invece, i funghi si impiegano iprodione, fenexamide, fenpyrazamine, rame chelato, fosfito di potassio e di rame e altri a base di microrganismi (carenza zero) come Bacillus amyloliquefaciens e B. subtilis per la botrite. Clonostachys rosea è invece attivo contro Sclerotinia sclerotiorum e Rizoctonia solani distribuito per fertirrigazione in pre e post trapianto. Nei confronti della peronospora e dell’oidio s’impiegano soprattutto azoxystrobin, trifloxistrobina, cimoxanil, ciflufenamid, mandipropamid, ossido di silicio e bicarbonato di potassio. Tra gli entomofagi gli insetti chiave sono rappresentati dagli aleurodidi, vettori della maggior parte dei virus che colpiscono lo zucchino. Si possono riscontrare anche attacchi di lumache, macrolepidotteri e afidi, facilmente controllabili. Tutti i mezzi tecnici rappresentano il 37% dei costi totali. All’interno della voce di costo il 7,3% è rappresentato dai concimi, il 5,7% dai presidi fitosanitari, il 20% dalle plastiche (questo dato cresce se non si usano plastiche poliennali e se si considerano cicli realizzati in serra piuttosto che in tunnel). Considerando una produzione di circa 650 q/ha per una coltura realizzata in tunnel in campagna diretta, l’incidenza dei costi è di 0,43 €/kg.
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