Trattare contro la botrite (muffa grigia) è conveniente

botrite (muffa grigia)
Danni causati da botrite su lattuga
Geoxe e Switch sono due prodotti a marchio Syngenta che proteggono le colture ortive e il reddito dell’imprenditore agricolo dalla botrite (muffa grigia)

La botrite (muffa grigia) è una malattia fungina che nel 2020, come ogni anno, ha attaccato nei diversi areali orticoli italiani colture di notevole rilevanza economica, come pomodoro da mensa, fragola, zucchino, anguria, melone, melanzana, peperone, lattughe e altre. L’agente patogeno (Botrytis cinerea) è un fungo che vive da parassita, sui tessuti vivi degli organi vegetali attaccati, e da saprofita, a spese dei tessuti morti in decomposizione.

La botrite, chiamata anche muffa grigia, forma una muffa di colore grigio sulla superficie degli organi della pianta attaccata. Tale muffa è costituita dagli organi di dispersione, i conidi, cioè le spore del fungo, attraverso i quali il patogeno si trasferisce da una pianta all’altra e si riproduce. Botrytis cinerea riesce ad adattarsi a numerosi ambienti e specie vegetali, perciò è fortemente ubiquitario. Tale caratteristica lo rende difficile da controllare.

Le condizioni ambientali più favorevoli

Sulle ortive, sia in coltura protetta sia in pieno campo, afferma Riccardo Bugiani, responsabile per la protezione delle colture presso il Servizio fitosanitario regionale dell’Emilia-Romagna, la botrite riesce a infettare gli organi sensibili non appena si verificano le condizioni ambientali favorevoli al suo sviluppo, cioè temperatura fra 15 e 25°C, umidità relativa maggiore o uguale al 90% dovuta a pioggia, nebbia o assenza di correnti d’aria, bagnatura degli organi vegetali e assenza di ventilazione.

«Piante bagnate per almeno 15 ore a temperatura media di almeno 15°C (la nota regola dei due 15) sono facilmente attaccabili dalla botrite. Con temperature e umidità diverse il fungo può comunque infettare l’ospite, ma necessita di tempi maggiori. Ovviamente l’umidità relativa può essere alta su tutta la coltura, o solo in alcune zone della serra o del campo, pur in assenza di piogge o nebbie recenti, per una densità di impianto troppo fitta che impedisce la regolare ventilazione e crea ombra e ristagno di aria. Anche l’irrigazione per aspersione, rispetto a quella a goccia, aumenta l’umidità relativa dell’aria intorno alle piante coltivate, oltre a favorire la diffusione della botrite mediante la diffusione meccanica delle spore».

Il ciclo biologico

Grazie all’ottima capacità saprofitaria e all’ampia disponibilità di ospiti, B. cinerea, rileva Arturo Caponero, responsabile del Servizio di difesa integrata dell’Alsia Basilicata, può superare facilmente condizioni ambientali avverse conservandosi nei residui vegetali infetti caduti a terra oppure in luoghi riparati nella corteccia di alberi sotto forma sia di micelio fungino sia di strutture di conservazione rigide e nere dette sclerozi, che fungono da inoculi.

«A seguito di piogge prolungate o di umidità relativa elevata, il fungo si sviluppa fino a produrre, dopo 6-8 giorni, abbondante muffa grigiastra. I conidi, dispersi dalla pioggia e dal vento, si spostano su lunghe distanze e sono capaci di germinare anche dopo un mese dalla loro formazione. Gli insetti possono trasportare i conidi da pianta a pianta, in quanto queste spore possono attaccarsi sui loro corpi, o addirittura essere ingeriti dagli insetti e rimanere vitali all’interno degli stessi per poi essere inoculati nelle piante ospiti durante le punture di alimentazione dell’insetto. Per le ortive, un potenziale inoculo è caratterizzato anche dalle essenze erbacee e arbustive infette presenti all’interno o nei dintorni del campo o preso la serra».

Una volta arrivati sulle foglie, i conidi germinano con lentezza (anche in 24 ore), in funzione della presenza di acqua sulla superficie della pianta e della temperatura. «Possono germinare da temperature di poco superiori a 0°C fino a oltre 30°C. L’ingresso dei conidi nella pianta avviene in presenza di ferite o microlesioni sulla superficie vegetale causate sia da eventi naturali sia da lavorazioni, infestazioni di parassiti e tagli di potatura. Le ife sono comunque in grado di superare attivamente l’epidermide degli organi suscettibili mediante la forza meccanica e l’attività di numerosi enzimi».

I danni da botrite

La botrite attacca in particolare i frutti delle ortive, ma anche i fiori e altri organi vegetali, sviluppando in breve tempo la tipica efflorescenza grigiastra. «In genere si diffonde abbastanza velocemente, attaccando vari organi della pianta» sottolinea Bugiani.

«Sulle foglie l’infezione provoca macchie decolorate, clorotiche, poste fra due nervature, che con l’avanzare della stagione tendono a necrotizzare coprendosi di muffa grigia. Sui frutti la botrite causa la formazione di un marciume molle ricoperto di muffa grigia, modificandone le caratteristiche organolettiche, con gravi alterazioni quali perdita di colore, riduzione del contenuto zuccherino, maggiore presenza di acidi organici, e rendendoli non consumabili e invendibili».

Nel Metapontino, evidenzia Caponero, «la botrite è sicuramente una delle più importanti malattie fungine della fragola, sui cui falsi petali rimane latente finché penetra nel frutto attraverso microlesioni. Oltre a un’attenta gestione agronomica della serra, la lotta chimica razionale alla botrite su fragola va fatta in maniera preventiva, non appena si formano le condizioni ottimali per lo sviluppo del fungo».

In Emilia Romagna la botrite è la malattia fungina chiave della fragola, aggiunge Bugiani. «Da noi la fragola si coltiva a ciclo primaverile in tunnellini che in primavera inoltrata vengono scoperti lasciando la coltura praticamente in pieno campo ed esposta ai possibili attacchi di botrite. I tunnel vengono impiegati nel ciclo tardo primaverile-estivo con aperture laterali per gestire il microclima interno. La fioritura è il periodo a maggior rischio infettivo per le nostre colture».

Una difesa efficace

Un’adeguata gestione agronomica delle colture orticole è prioritaria per la prevenzione degli attacchi di botrite. Essa si fonda su razionali densità di impianto, arieggiamento continuo delle serre per abbassare il tasso di umidità relativa, irrigazione a goccia o per subirrigazione, pacciamatura del terreno per evitare il contatto diretto dei frutti con il terreno, apporto equilibrato di azoto.

«Però, con un andamento climatico molto umido o nebbioso e non ventilato l’agricoltore deve cautelarsi con trattamenti fungini preventivi» consiglia Bugiani.

«Trattare conviene per non perdere prodotto e reddito. Ma occorre trattare non quando si stanno già evidenziando i primi sintomi della botrite, bensì appena si formano le condizioni per il suo sviluppo. E bisogna utilizzare antibotritici efficaci ad azione preventiva, per ridurre al massimo i principi attivi utilizzati e il numero di trattamenti, nello spirito della richiesta da parte della grande distribuzione di prodotti orticoli con numero di residui quanto più basso possibile».


Geoxe®

Geoxe è un innovativo fungicida, formulato in granuli idrodisperdibili (WG). É a base di fludioxonil 50%, principio attivo dotato di elevata efficacia nella protezione preventiva di alcune colture orticole da botrite, cioè fragola, lattughe e insalate, spinacio, erbe fresche (in pieno campo e in serra), pomodoro, peperone, cetriolo, cetriolino, zucchino (in serra), taccola, pisello fresco senza baccello e fagiolino (in pieno campo).

muffa grigia«Fludioxonil, unico rappresentante della famiglia chimica dei fenilpirroli, possiede un meccanismo d’azione totalmente differente da quello degli altri fungicidi oggi disponibili in commercio» spiega Paolo Borsa, responsabile tecnico di Syngenta Italia.

«Agisce per contatto, si lega fortemente alle superfici vegetali costituendo una barriera preventiva alle infezioni, possiede un’elevata resistenza al dilavamento e garantisce una prolungata persistenza di azione nei confronti dei patogeni bersaglio».

Non presentando resistenza incrociata con altre classi di fungicidi, fludioxonil costituisce uno strumento fondamentale per una corretta strategia antiresistenza per il controllo della botrite sulle colture ortive.

«Geoxe è caratterizzato da un favorevole profilo ecotossicologico e residuale. Può essere impiegato sulle ortive per un massimo di due trattamenti all’anno, alla dose di 0,5-0,75 kg/ha, con un intervallo di 10 giorni fra l’uno e l’altro; fino a 3 giorni dalla raccolta per fragola, pomodoro, peperone e cucurbitacee, fino a 7 giorni per lattughe e insalate, spinacio ed erbe fresche, fino a 14 giorni per taccola, pisello fresco senza baccello e fagiolino. Soddisfa pertanto i requisiti stabiliti dalla filiera e dalla grande distribuzione per le produzioni orticole».


Switch®

Switch è l’antibotritico di Syngenta, formulato in granuli idrodisperdibili (WG). É a base di cyprodinil 37,5% e di fludioxonil 25%, due principi attivi diversi e altamente complementari per meccanismo d’azione e distribuzione nella pianta.

Cyprodinil offre qualità citotropiche, penetrando in profondità nei tessuti vegetali, mentre fludioxonil si lega saldamente alle superfici trattate grazie all’elevata affinità per le cere vegetali, creando un’efficace barriera contro le infezioni.

muffa grigiaSwitch è particolarmente efficace nei confronti della botrite su diverse colture orticole: fragola (serra e pieno campo), mora e lampone (pieno campo), pomodoro, melanzana, peperone, cetriolo, cetriolino, zucchino, lattughe e insalate, erbe fresche (serra e pieno campo), finocchio, cipolla, aglio, scalogno e cipolline (pieno campo).

«Grazie all’associazione complementare e sinergica di fludioxonil (fenilpirrolo) e cyprodinil (anilinopirimidina) – sottolinea Borsa – Switch si distingue per l’elevata efficacia, la resistenza al dilavamento, la lunga persistenza d’azione, la prevenzione dei fenomeni di resistenza (che rende possibile applicarlo due volte nella stessa stagione) e la durata della protezione, anche nei confronti di popolazioni di funghi resistenti o solo parzialmente sensibili ad altri fungicidi in commercio. Permette quindi di ottenere risultati superiori, sempre costanti e replicabili negli anni, in termini di sanità e qualità dei prodotti orticoli».

Nell’utilizzo di Switch (dose: 0,6-1,0 kg/ha) il momento in cui occorre sospendere i trattamenti prima della raccolta varia in base alla coltura:

  • aglio e scalogno: 21 giorni;
  • lampone e mora: 14 giorni;
  • cipolla, cipolline, lattughe e insalate, per erbe fresche: 7 giorni;
  • cetriolo, cetriolino, zucchino, pomodoro, peperone, melanzana: 3 giorni;
  • fragola: 2 giorni in pieno campo e un giorno in serra.

Switch è, infine, selettivo nei confronti dei più comuni e importanti insetti e acari utili.

Trattare contro la botrite (muffa grigia) è conveniente - Ultima modifica: 2020-09-22T14:41:00+02:00 da Lucia Berti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome